Premessa generale (relativa a tutti i post)

Questo blog esiste grazie ai contributi di vari autori. Il gruppo iniziale (che contiamo di allargare) non è omogeneo per molti aspetti (e non potrà né dovrà mai esserlo), ma condivide l’idea che il tempo della vita meriti di essere vissuto con consapevolezza e passione, anche se la cultura di massa, i rituali sociali .. (continua a leggere la premessa generale)

martedì 2 marzo 2010

Politica, valori ed emozioni


“Proclamata con risolutezza, l’ignoranza diventa accettabile quanto la verità”
(Rob Bowman, Tempus Fugit, X Files, Stagione 4, 1997)



Capita ancora spesso di stupirsi per le menzogne che vengono dette nei discorsi politici. Ci sono personaggi che negano di aver mai detto o fatto cose che invece sono registrate o documentate. O che negano di essere stati a conoscenza di cose che in una data situazione erano note a tutti. O che minimizzano problemi gravi o che dichiarano di aver fatto interventi validi che in realtà sono stati inadeguati allo scopo.

Capita ancora di stupirsi per comportamenti di uomini pubblici che farebbero vergognare un analfabeta cacciato dalle elementari per insufficienza in condotta.

Capita ancora di trovare scandalosa la tendenza di personaggi pubblici a banalizzare questioni complesse che richiederebbero analisi articolate, o a non rispondere a domande specifiche a loro rivolte dagli intervistatori.

Tutti questi comportamenti, di cui chiunque si vergognerebbe in una riunione fra amici, vengono invece manifestati in talk show o manifestazioni pubbliche o incontri ufficiali. Sono addirittura la sostanza della comunicazione politica dei partiti di destra, anche se ormai le componenti più esposte della sinistra si stanno “aggiornando”.

Se per dignità intendiamo la sensazione di rispetto per la nostra persona, è chiaro che l’esibizione spudorata di ignoranza, ottusità, falsità, incoerenza, insensibilità dovrebbe risultare un incubo. Ciò però non accade per la compresenza di due determinanti. Da un lato la decisione di fare politica solo per ottenere successo o potere personale e dall’altro la decisione di ottimizzare i risultati a qualsiasi costo. Questa ossessione per risultati in termini di potere “a qualsiasi costo” (e quindi anche di “costi” sul piano della dignità), unita alla conoscenza di alcune regole del marketing, produce la politica-spettacolo, la politica-seduzione, la politica-vergogna. La politica che non è più politica.

Immaginiamo di trovarci in una situazione di estrema difficoltà e di rubare del cibo. In tale situazione, chiunque, nel rendere conto dell’azione, descriverebbe le difficoltà che rendono comprensibile, anche se non necessariamente giustificabile il comportamento in questione. Ora immaginiamo di poter evitare qualsiasi sanzione o punizione per quel furto dichiarando ad un magistrato e ai giornalisti di aderire con entusiasmo all’ideologia nazista. Cosa faremmo? La scelta non è morale, ma riguarda la nostra identità. Io farei fatica a farmi rilasciare in cambio di una sorta di suicidio psicologico.

Il marketing, però, non ha a che fare con la dignità. Se le indagini di mercato mostrano che fare un discorso sensato porta un milione di voti e dire una bestialità (in un mondo ormai “bestiale”) porta due milioni di voti, il problema di dignità riguarda l’uomo politico e non l’esperto di marketing.
E’ vero che certi comportamenti politici (ad es. la proposta del “processo breve” che per ovvi interessi metterebbe in libertà migliaia di delinquenti) non sono difendibili. Potrebbero però almeno essere presentati in modo “neutro”, anziché essere “venduti” con nomi falsi (un processo non portato a termine non è un processo “breve”) o “giustificati” come finalizzati al bene comune.

Allora perché certe persone e certi raggruppamenti politici utilizzano parole e argomentazioni assurde? Semplicemente perché, sulla base dei calcoli, tali operazioni “indegne”, pubblicizzate in certi modi, producono alcune reazioni di disprezzo e molte reazioni di consenso.
Lo stesso vale per l’appiattimento del discorso politico come tale a banalità. Il marketing applicato alla politica ha dimostrato che per acchiappare voti è meglio non parlare di politica, dato che molta gente vota “con la pancia” anziché “con la testa”.

La destra, essendo pragmatica e dovendo tutelare interessi materiali molto precisi, ha assorbito scrupolosamente questa lezione e riesce a fare “gli affari di pochi” catturando la simpatia di tanti (che sono di destra solo per ignoranza, per nevrosi e per superficialità, ma non “per calcolo”). Se non facesse così avrebbe solo i pochissimi elettori realmente tutelati dai loro programmi. In passato le istanze che spingevano una parte dei ceti proletari a destra erano la chiesa ed il terrorismo psicologico che affermava l’equivalenza fra qualsiasi trasformazione socialista della società e l’autoritarsmo staliniano.
Oggi, la chiesa continua ad avere il controllo di molte menti [cfr. il POST Bambini religiosi?], ma non come in passato e la paura del comunismo funziona per ovvi motivi meno che in passato. Le armi della persuasione devono quindi essere diverse da quelle del passato.
Le nuove armi sono costituite dalla menzogna ripetuta ad oltranza e della sollecitazione dell’emotività più torbida: paure vaghe che vengono associate a gruppi sociali marginali, bisogni di appartenenza e sogni di evasione dalla realtà. La politica raccoglie voti proprio non manifestandosi e mandando in prima linea le idee “vincenti” nella società post-moderna, cioè le "non-idee" della banalità. Se proprio deve parlare, la politica dice bugie e le ripete sistematicamente fino a risultare rassicurante. E la cosa funziona.
Così, in piena incoscienza, il popolo della “libertà” ogni mattina unge col sapone la corda a cui viene impiccata. Grazie a questa politica della non-dignità una fetta ormai consistente della “massa” dei “non abbienti”, guarda con la devozione di un cane bastonato i suoi padroni in attesa di un osso da spolpare dopo il magro pasto (consistente in qualche divertimento “facile” elargito dalla TV).

Si dirà che però c’è la sinistra. Errore. La sinistra in qualche misura c’era [cfr. il POST C’erano una volta la destra e la sinistra] e parlava alla testa ed al cuore. Proponeva cambiamenti e giustificava con un’idea sentita di solidarietà i prezzi da pagare per realizzare cambiamenti sociali profondi. Questa sinistra non c’è più. Questa sinistra non è mai stata “la sinistra”, ma ha, per lunghi periodi condizionato tutta la sinistra. Oggi è scomparsa con i vari “alberi e cespugli”, sostituita da un esercito di amministratori democratici ben pettinati, che pronunciano vecchie frasi di sinistra in diluizione omeopatica. Inoltre questa nuova sinistra genericamente “progressista” si preoccupa di marketing politico come la destra, ma senza le competenze storicamente acquisite dalla destra nel tempo e, di fatto, risulta impacciata e poco credibile nelle sue “sparate” tranquillizzanti rivolte a tutti i ceti sociali e in nome di improbabili prospettive “alternative”.

Manca quindi una sinistra che parli al cuore dopo aver trasmesso alla testa idee sensate.
La parte “vecchia" della sinistra sopravvive a se stessa e ottiene solo il consenso di chi ha paura di sprecare voti
La parte non irrimediabilmente sbiadita o corrotta della sinistra non più toccare gli animi dei suoi potenziali elettori con la questione morale, dato che si rifiuta di aggredire le componenti sbiadite e corrotte della stessa sinistra. Inoltre, questa parte, essendo anche de-ideologizzata non può nemmeno toccare gli animi con valori e ideali.
Alcune componenti della nuova sinistra parlano (come la destra) al lato oscuro (rabbioso, manicheo, vendicativo) dell’animo umano e raccolgono alcuni consensi (di persone che in realtà non capiscono nulla di politica e non hanno interessi politici autentici): tali forze politiche uniscono persone “contro il palazzo”, ma non hanno la profondità adatta ad unire le persone “per” qualcosa. La loro propositività è debole (e riconducibile ad alcune idee sensate o all’affermazione del principio di legalità).

La sinistra quindi perde. Quando vince, vince nonostante la propria “incompiutezza”; poi risulta deludente e torna a perdere.

Al suo interno, chi è stanco di perdere e vuole davvero una società migliore non sa che fare. Se la sinistra vuole vincere, quindi, deve diventare “più umana” di come è. Non sta scritto da nessuna parte che l’unico modo di attivare la passione politica sia quello della destra: le persone non hanno solo “bassi istinti” (rabbia confusa, avidità, paura, pregiudizi, ecc.). Hanno anche voglia di vivere in armonia con gli altri, di partecipare alla vita sociale, di agire bene. Spesso non lo sanno, ma hanno più cuore di quanto mostrino e sappiano. Ne era convinta Anna Frank che nonostante le terribili vicende in cui è cresciuta ha lasciato scritto nel suo diario di essere convinta che in fondo le persone fossero buone.
Le persone si dedicano con meticolosità a vivere nel modo più stupido, ma hanno una gran voglia si sentire di più, di vivere intensamente, di avvicinarsi agli altri per fare cose sensate. Le persone sono lacerate interiormente e questa è la contraddizione che il marxismo non ha mai capito, per via del suo economicismo filosofico. Tale lacerazione le porta ad ascoltare sia i canti delle sirene, sia i messaggi appassionati e costruttivi.
Solo il desiderio di partecipazione ad una società rispettosa può risultare nelle persone più forte della paura e della “voglia di follia”.
Io credo che Anna Frank avesse ragione e che la sinistra debba smettere sia di far cazzate, sia di fare cose serie che toccano solo “la testa” della gente, sia di “cavalcare sentimenti di indignazione”.
La sinistra deve smettere di “volare basso” e non deve competere con la destra alimentando sentimenti di rabbia. Deve toccare gli elettori sul piano emotivo rispondendo all’esigenza (che tutti hanno) di costruire assieme agli altri una casa grande per tutti [cfr. il POST Sogni e politica].
Se la sinistra non farà questo salto scomparirà. Resterà, come fantasma di se stessa, a biascicare le vaghe parole di un progressismo sbiadito e di un’insoddisfazione inconcludente. Se porterà alle estreme conseguenze questa mutazione darà, purtroppo un contributo decisivo all’imbarbarimento già in atto nella società e nella cultura.

Silvia

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