I bambini fanno domande. Spesso, non ottenendo risposte sensate o rispettose, rinunciano a chiedere, ma in ogni caso, prima di smettere “ci provano”.
Quando si risponde a una domanda di un bambino si fanno molte cose: si trasmette un’informazione, si legittima il bisogno di conoscere del bambino, si gratifica il suo bisogno di chiedere e si conferma l’importanza del bambino come persona. Non rispondere, rispondere frettolosamente, dire bugie, svalutare la domanda, equivale quindi a negare ben più di un’informazione.
I bambini chiedono di tutto e chiedono continuamente per curiosità e per bisogno di contatto, di sostegno, di compagnia, di sicurezza. Fanno anche domande sul sesso, sulle loro esperienze personali, su discorsi ascoltati e non compresi.
I genitori a volte si chiedono quale sia il momento giusto per parlare di specifici temi sessuali. Il momento giusto per le risposte è quello in cui ci sono le domande.
Quali risposte? Le risposte devono avere una complessità adatta alla capacità di comprensione dei bambini, ma soprattutto devono placare l’ansia che ha generato una specifica domanda. Finché i bambini fanno domande “in tempo reale” ai genitori, dimostrano di avere ancora fiducia nella loro disponibilità e quindi i genitori hanno una buona occasione per rinsaldare tale fiducia dando risposte adeguate: non false, non parziali, non “eccedenti”.
Alla domanda “come nascono i bambini”, la risposta “sotto un cavolo” è sbagliata, la risposta “dalla pancia della mamma” è parziale e la risposta “dalla pancia della mamma dopo la fecondazione avvenuta nove mesi prima in seguito ad un rapporto sessuale con il papà” è una risposta giusta, SE fornita in modo meno sintetico. Una risposta allargata ai dettagli fisiologici, ad acute riflessioni su etica cattolica e libero amore e a statistiche sulla natalità nel mondo, sarebbe una risposta “eccedente”. Ovviamente, se i genitori dicono balle o dicono poco o fanno inutili conferenze tengono conto di qualche loro timore e trascurano l’esigenza del figlio o della figlia.
In genere i bambini vogliono sapere, ma vogliono anche capire se la loro curiosità (e la loro sessualità) sarà accettata e se potranno continuare a fidarsi dei genitori.
Infatti, il tema della sessualità è importante sia perché nei bambini e nei preadolescenti si associa a sensazioni confuse ma intense, sia perché al momento della domanda è facile che i bambini abbiano avvertito nell’ambiente sociale qualche tipo di imbarazzo, sia perché hanno sicuramente già fatto con i genitori esperienze di accettazione e di rifiuto. Quindi, le domande sul sesso non sono semplicemente delle domande, ma anche delle “prove del nove”. Se qualcosa va storto molte cose possono essere compromesse.
Almeno per ora la cultura demenziale del controllo [cfr. il POST “Cultura del controllo e cultura del rispetto”] non si è spinta fino a stabilire norme sull’argomento, o a istituire corsi per i genitori e patentini rilasciati dall’USL e controfirmati dai Vigili Urbani. Almeno per ora l’educazione sessuale dei bambini non è stata delegata a insegnanti, medici o psicologi. Temo però che prima o poi qualche idiota farà una legge per sollevare i genitori da questa responsabilità e per delegare l’incombenza a personale tecnico qualificato (formato appositamente sui cavoli, sulle cicogne e sull’attività sessuale del governo in carica).
E’ semplicemente impossibile spiegare bene cosa i genitori debbano insegnare ai figli sul sesso, perché comunque trasmetteranno più le loro emozioni che le loro conoscenze. Le comunicazioni sul sesso spesso non sono ottimali per i bambini semplicemente perché la sessualità non va troppo bene in generale. Tutti i tabù superficiali sono stati infranti, ma quelli profondi sono rimasti al loro posto, intatti. Quindi è inutile scrivere scalette, programmi e tabelle per suggerire contenuti da trasmettere o per raccomandare modalità comunicative. Suggerire ad un genitore imbarazzato di parlare spontaneamente o suggerire a un genitore disgustato dal sesso di toccare l’argomento in modo positivo è come suggerire a chi ha mal di schiena di camminare in modo rilassato.
Toccherò quindi il tema (che non è “il sesso”, ma la comunicazione sul sesso con i figli) senza alcuna pretesa di fornire ricette facilmente applicabili. Mi limiterò a ricordare alcuni temi che sono essenziali (e ben più importanti delle nozioni di fisiologia) in qualsiasi risposta a qualsiasi domanda di tipo sessuale fatta da bambini o preadolescenti.
1. Il piacere.
Il sesso è un piacere e uno dei più intensi e significativi piaceri nella vita delle persone. Almeno in linea di principio è così. Può essere così. Sarebbe così per tutti se non vivessimo nel mondo del controllo, della follia, della “morale”, del denaro, della pubblicità e della distruttività
E’ importante parlare del sesso prima di tutto come di un’esperienza piacevole, perché si fissa un punto importante. Quel punto, quella banale definizione è importante per ciò che implica: che il sesso rientra nell’insieme delle esperienze giocose, espressive, creative, comunicative e NON nell’insieme delle esperienze rilevanti sul piano medico (strappi muscolari, tumori con metastasi, contagi virali, ecc.), o sul piano sportivo (record di salto con l’asta, incontri di boxe), o sul piano giuridico (furti, stupri, ecc.), o sul piano morale (“egoismo”, peccati, ecc.).
Quando si risponde a una domanda di un bambino si fanno molte cose: si trasmette un’informazione, si legittima il bisogno di conoscere del bambino, si gratifica il suo bisogno di chiedere e si conferma l’importanza del bambino come persona. Non rispondere, rispondere frettolosamente, dire bugie, svalutare la domanda, equivale quindi a negare ben più di un’informazione.
I bambini chiedono di tutto e chiedono continuamente per curiosità e per bisogno di contatto, di sostegno, di compagnia, di sicurezza. Fanno anche domande sul sesso, sulle loro esperienze personali, su discorsi ascoltati e non compresi.
I genitori a volte si chiedono quale sia il momento giusto per parlare di specifici temi sessuali. Il momento giusto per le risposte è quello in cui ci sono le domande.
Quali risposte? Le risposte devono avere una complessità adatta alla capacità di comprensione dei bambini, ma soprattutto devono placare l’ansia che ha generato una specifica domanda. Finché i bambini fanno domande “in tempo reale” ai genitori, dimostrano di avere ancora fiducia nella loro disponibilità e quindi i genitori hanno una buona occasione per rinsaldare tale fiducia dando risposte adeguate: non false, non parziali, non “eccedenti”.
Alla domanda “come nascono i bambini”, la risposta “sotto un cavolo” è sbagliata, la risposta “dalla pancia della mamma” è parziale e la risposta “dalla pancia della mamma dopo la fecondazione avvenuta nove mesi prima in seguito ad un rapporto sessuale con il papà” è una risposta giusta, SE fornita in modo meno sintetico. Una risposta allargata ai dettagli fisiologici, ad acute riflessioni su etica cattolica e libero amore e a statistiche sulla natalità nel mondo, sarebbe una risposta “eccedente”. Ovviamente, se i genitori dicono balle o dicono poco o fanno inutili conferenze tengono conto di qualche loro timore e trascurano l’esigenza del figlio o della figlia.
In genere i bambini vogliono sapere, ma vogliono anche capire se la loro curiosità (e la loro sessualità) sarà accettata e se potranno continuare a fidarsi dei genitori.
Infatti, il tema della sessualità è importante sia perché nei bambini e nei preadolescenti si associa a sensazioni confuse ma intense, sia perché al momento della domanda è facile che i bambini abbiano avvertito nell’ambiente sociale qualche tipo di imbarazzo, sia perché hanno sicuramente già fatto con i genitori esperienze di accettazione e di rifiuto. Quindi, le domande sul sesso non sono semplicemente delle domande, ma anche delle “prove del nove”. Se qualcosa va storto molte cose possono essere compromesse.
Almeno per ora la cultura demenziale del controllo [cfr. il POST “Cultura del controllo e cultura del rispetto”] non si è spinta fino a stabilire norme sull’argomento, o a istituire corsi per i genitori e patentini rilasciati dall’USL e controfirmati dai Vigili Urbani. Almeno per ora l’educazione sessuale dei bambini non è stata delegata a insegnanti, medici o psicologi. Temo però che prima o poi qualche idiota farà una legge per sollevare i genitori da questa responsabilità e per delegare l’incombenza a personale tecnico qualificato (formato appositamente sui cavoli, sulle cicogne e sull’attività sessuale del governo in carica).
E’ semplicemente impossibile spiegare bene cosa i genitori debbano insegnare ai figli sul sesso, perché comunque trasmetteranno più le loro emozioni che le loro conoscenze. Le comunicazioni sul sesso spesso non sono ottimali per i bambini semplicemente perché la sessualità non va troppo bene in generale. Tutti i tabù superficiali sono stati infranti, ma quelli profondi sono rimasti al loro posto, intatti. Quindi è inutile scrivere scalette, programmi e tabelle per suggerire contenuti da trasmettere o per raccomandare modalità comunicative. Suggerire ad un genitore imbarazzato di parlare spontaneamente o suggerire a un genitore disgustato dal sesso di toccare l’argomento in modo positivo è come suggerire a chi ha mal di schiena di camminare in modo rilassato.
Toccherò quindi il tema (che non è “il sesso”, ma la comunicazione sul sesso con i figli) senza alcuna pretesa di fornire ricette facilmente applicabili. Mi limiterò a ricordare alcuni temi che sono essenziali (e ben più importanti delle nozioni di fisiologia) in qualsiasi risposta a qualsiasi domanda di tipo sessuale fatta da bambini o preadolescenti.
1. Il piacere.
Il sesso è un piacere e uno dei più intensi e significativi piaceri nella vita delle persone. Almeno in linea di principio è così. Può essere così. Sarebbe così per tutti se non vivessimo nel mondo del controllo, della follia, della “morale”, del denaro, della pubblicità e della distruttività
E’ importante parlare del sesso prima di tutto come di un’esperienza piacevole, perché si fissa un punto importante. Quel punto, quella banale definizione è importante per ciò che implica: che il sesso rientra nell’insieme delle esperienze giocose, espressive, creative, comunicative e NON nell’insieme delle esperienze rilevanti sul piano medico (strappi muscolari, tumori con metastasi, contagi virali, ecc.), o sul piano sportivo (record di salto con l’asta, incontri di boxe), o sul piano giuridico (furti, stupri, ecc.), o sul piano morale (“egoismo”, peccati, ecc.).
Il sesso è gioco, incontro, piacere. Se questa cosa non si impara dai genitori, non si impara da nessuna parte. I fortunati la impano da soli, ma perché correre il rischio?
Il sesso è piacere e non è un mezzo per fini ulteriori. L’idea che il sesso abbia senso solo all’interno di una relazione di profondo amore o solo in presenza di una finalità procreativa è falsa. Alcune persone possono non trovarci senso, ma questo è un problema loro e non una teoria. Ci torneremo più avanti.
2. L’amore.
L’amore è un’esperienza fondamentale nella vita. Amare (e non “essere amati”) rende sensata e vivibile la vita. Se due partner si amano, facendo sesso possono esprimere al meglio il loro amore e possono anche provare un piacere davvero profondo. L’amore non è, tuttavia, una condizione necessaria per fare sesso e quindi si può fare sesso anche se non si è innamoratissimi. L’importante è non essere estranei, essere complici, avere quella simpatia e quella fiducia che permettono di divertirsi assieme sentendosi bene, anche senza desiderare un rapporto in crescita e duraturo. Insomma un po’ di affetto o di genuina simpatia deve esserci, se no il sesso diventa ginnastica, possesso, fuga dalla solitudine, sfruttamento psicologico, passatempo.
Il sesso è piacere e non è un mezzo per fini ulteriori. L’idea che il sesso abbia senso solo all’interno di una relazione di profondo amore o solo in presenza di una finalità procreativa è falsa. Alcune persone possono non trovarci senso, ma questo è un problema loro e non una teoria. Ci torneremo più avanti.
2. L’amore.
L’amore è un’esperienza fondamentale nella vita. Amare (e non “essere amati”) rende sensata e vivibile la vita. Se due partner si amano, facendo sesso possono esprimere al meglio il loro amore e possono anche provare un piacere davvero profondo. L’amore non è, tuttavia, una condizione necessaria per fare sesso e quindi si può fare sesso anche se non si è innamoratissimi. L’importante è non essere estranei, essere complici, avere quella simpatia e quella fiducia che permettono di divertirsi assieme sentendosi bene, anche senza desiderare un rapporto in crescita e duraturo. Insomma un po’ di affetto o di genuina simpatia deve esserci, se no il sesso diventa ginnastica, possesso, fuga dalla solitudine, sfruttamento psicologico, passatempo.
Ciò che va sottolineato è che il sesso non è un aspetto tragico della vita, da “riabilitare” con una “giustificazione”: si giustifica da sé. Dire che il sesso deve implicare l’amore equivale a negare al sesso un suo specifico valore e attribuirgli un valore riflesso, dovuto appunto all’amore. Ora, prima di incasinarsi, un bambino o un adolescente si identifica con il sesso e percepisce la squalificazione del sesso come una squalificazione di sé. Chi svaluta il sesso o lo subordina a fini speciali, pensi a come questa “teoria” può far sentire un bambino che ha desideri sessuali, ma non ha la più pallida idea di cosa sia l’amore (cioè il riconoscimento dell’altro come soggetto, la sua valorizzazione, la dedizione, ecc.).
Sottolineo questo punto perché mentre i moralisti di una volta “andavano giù pari” con il concetto di impurità o di peccato, oggi si sono fatti furbi. Come i virus che ogni anno sono resistenti ai vecchi vaccini. Oggi le persone che odiano il sesso non dicono “Ah! Orrore!”, ma sussurrano: “Ah! Che esperienza sublime! … SE, e SOLO SE c’è l’amore”. Così il messaggio dello schifo arriva e loro non ci fanno nemmeno una brutta figura.
Lasciando da parte le confusioni angosciate e angoscianti dei moralisti, si può e si deve dire che l’amore è importante nella vita. Non va coltivato, non va annaffiato con doveri e colpe: cresce da solo se non viene stroncato dal disprezzo, dalla paura e dall’odio. Io continuo, come in altri post, ad invitare alla lettura del libro di Alexander Neill, edito oggi da Red con il titolo (bruttino) I bambini felici di Summerhill. Giuro che non prendo una percentuale sulle vendite.
3. Procreazione e anticoncezionali.
Facendo sesso si ha la possibilità (o si corre il rischio) di procreare; quindi è meglio spiegare alcune cose ai preadolescenti, sia quelle urgenti (metodi anticoncezionali), sia quelle profonde, relative alla maternità e alla paternità.
E’ poco opportuno dare informazioni dettagliate sui metodi anticoncezionali ad una bambina piccola che chiede soltanto come nascono i bambini. Prima o poi, comunque, la crescita, gli ormoni, la frequentazione dei coetanei rende ineludibile la questione, perché eluderla comporta seri rischi.
Un’informazione essenziale, ma accurata, sugli anticoncezionali in commercio e sulla sicurezza che garantiscono è di grande utilità. Va ricordato e sottolineato che il coito interrotto NON è un metodo anticoncezionale (perché prima dell’eiaculazione il maschio ha già messo in circolazione una quantità notevole di spermatozoi). Tale pratica barbara è inoltre drammaticamente spiacevole perché costringe maschio e femmina ad una manovra volontaria e violentemente tensiva in un momento naturalmente caratterizzato dall’abbandono alle contrazioni involontarie dell’orgasmo. Fa male alla salute.
Se si è in tema, è opportuno trattare con i figli anche la questione dell’interruzione della gravidanza. Io sono contrario agli indottrinamenti tanto quanto sono favorevole alle discussioni. Come è assurdo “spiegare” ad un bambino di otto anni che esiste l’anima (o anche che non esiste!), è assurdo comunicare ad un dodicenne delle valutazioni morali sull’aborto. Anzi, non è assurdo: è una violenza. Quando un problema non è gestibile intellettualmente o culturalmente da una persona ogni soluzione del problema costituisce un’imposizione. Se un astronauta mi dice che su Marte tutti scopano con le antenne io posso solo accettare questa idea. Tuttavia, se astronauti, ingegneri e sessuologi hanno opinioni discordanti sull’argomento, l’unico favore che mi può fare l’amico astronauta è dirmi che il problema è controverso. Al massimo può dirmi che tra le varie ipotesi sul tappeto, lui trova più plausibile quella delle antenne. Punto.
Lasciando da parte le confusioni angosciate e angoscianti dei moralisti, si può e si deve dire che l’amore è importante nella vita. Non va coltivato, non va annaffiato con doveri e colpe: cresce da solo se non viene stroncato dal disprezzo, dalla paura e dall’odio. Io continuo, come in altri post, ad invitare alla lettura del libro di Alexander Neill, edito oggi da Red con il titolo (bruttino) I bambini felici di Summerhill. Giuro che non prendo una percentuale sulle vendite.
3. Procreazione e anticoncezionali.
Facendo sesso si ha la possibilità (o si corre il rischio) di procreare; quindi è meglio spiegare alcune cose ai preadolescenti, sia quelle urgenti (metodi anticoncezionali), sia quelle profonde, relative alla maternità e alla paternità.
E’ poco opportuno dare informazioni dettagliate sui metodi anticoncezionali ad una bambina piccola che chiede soltanto come nascono i bambini. Prima o poi, comunque, la crescita, gli ormoni, la frequentazione dei coetanei rende ineludibile la questione, perché eluderla comporta seri rischi.
Un’informazione essenziale, ma accurata, sugli anticoncezionali in commercio e sulla sicurezza che garantiscono è di grande utilità. Va ricordato e sottolineato che il coito interrotto NON è un metodo anticoncezionale (perché prima dell’eiaculazione il maschio ha già messo in circolazione una quantità notevole di spermatozoi). Tale pratica barbara è inoltre drammaticamente spiacevole perché costringe maschio e femmina ad una manovra volontaria e violentemente tensiva in un momento naturalmente caratterizzato dall’abbandono alle contrazioni involontarie dell’orgasmo. Fa male alla salute.
Se si è in tema, è opportuno trattare con i figli anche la questione dell’interruzione della gravidanza. Io sono contrario agli indottrinamenti tanto quanto sono favorevole alle discussioni. Come è assurdo “spiegare” ad un bambino di otto anni che esiste l’anima (o anche che non esiste!), è assurdo comunicare ad un dodicenne delle valutazioni morali sull’aborto. Anzi, non è assurdo: è una violenza. Quando un problema non è gestibile intellettualmente o culturalmente da una persona ogni soluzione del problema costituisce un’imposizione. Se un astronauta mi dice che su Marte tutti scopano con le antenne io posso solo accettare questa idea. Tuttavia, se astronauti, ingegneri e sessuologi hanno opinioni discordanti sull’argomento, l’unico favore che mi può fare l’amico astronauta è dirmi che il problema è controverso. Al massimo può dirmi che tra le varie ipotesi sul tappeto, lui trova più plausibile quella delle antenne. Punto.
Purtroppo i genitori, quando parlano di cose importanti con i figli sono più preoccupati di plasmarli a loro piacimento che di lasciarli maturare nei modi e tempi per loro ottimali. Mi turbano quindi sia gli insegnamenti “libertari” o “laicisti”, sia quelli bigotti perché entrambi hanno la stessa logica ed entrambi negano il valore di una crescita personale in cui gradualmente l’elaborazione di vari input, le letture e le riflessioni portano a convinzioni realmente meditate.
La prima cosa da dire sull’aborto è che è un intervento delicato, che va possibilmente evitato. L’altra cosa da dire è che ci sono idee controverse sull’aborto, sul momento in cui un feto diventa un bambino e sulla legittimità dell’intervento. Punto.
Ciò che conta è che alle successive domande (inevitabili), i genitori dicano cosa pensano (quale che sia la loro idea), spieghino perché sono in disaccordo con altre persone e suggeriscano letture di tutti i tipi. Hitler bruciava i libri e l’unico modo per non essere nazisti è non bruciare né i libri né le idee degli altri e discutere lealmente senza sfruttare posizioni privilegiate (come quella di essere genitore).
Tra l’altro, i genitori autoritari sono anche perdenti sul piano dei risultati perché impongono un’idea e perdono la stima dei figli. I genitori ragionevoli, capaci di dialogare, rispettosi delle idee di tutti e realmente convinti delle proprie si guadagnano il rispetto dei figli oltre ad aiutarli a crescere con convinzioni solide.
4. Procreazione, maternità e paternità.
Dichiarare ai figli (soprattutto se ci si crede) che “è bello procreare con il partner giusto” significa fare un mucchio di cose dicendo poche parole. In pratica si dice a)”è stato meraviglioso avere TE”, b) io e tuo padre (o io e tua madre) siamo stati bene assieme, c) è possibile stare bene assieme ad un/una partner e quindi sarà possibile anche a te, d) sei autorizzato/a a far sesso, a fare l’amore con un/una partner giusto/a, ad avere figli, e) non è vero che il sesso non va bene, che mariti e mogli sono delle palle al piede e che i figli sono una disgrazia.
L’ideale sarebbe che la comunicazione di questi concetti fosse sincera e corrispondesse ad una esperienza realmente vissuta.
Il sesso non deve essere giustificato né dall’amore né dalla procreazione. E’ come il respiro: respirare va bene perché fa vivere e non va bene solo in palestra o in mezzo alla natura. Tuttavia, con il partner giusto è bello fare delle cose e tra queste una cosa bella è avere un figlio e crescerlo assieme. Aiutarlo/a a diventare se stesso/a.
Dire ad un figlio o a una figlia che il sesso è giustificato solo dalla procreazione equivale a dire che il sesso non va bene e ciò è dannoso come dire che è giustificato solo dall’amore.
La prima cosa da dire sull’aborto è che è un intervento delicato, che va possibilmente evitato. L’altra cosa da dire è che ci sono idee controverse sull’aborto, sul momento in cui un feto diventa un bambino e sulla legittimità dell’intervento. Punto.
Ciò che conta è che alle successive domande (inevitabili), i genitori dicano cosa pensano (quale che sia la loro idea), spieghino perché sono in disaccordo con altre persone e suggeriscano letture di tutti i tipi. Hitler bruciava i libri e l’unico modo per non essere nazisti è non bruciare né i libri né le idee degli altri e discutere lealmente senza sfruttare posizioni privilegiate (come quella di essere genitore).
Tra l’altro, i genitori autoritari sono anche perdenti sul piano dei risultati perché impongono un’idea e perdono la stima dei figli. I genitori ragionevoli, capaci di dialogare, rispettosi delle idee di tutti e realmente convinti delle proprie si guadagnano il rispetto dei figli oltre ad aiutarli a crescere con convinzioni solide.
4. Procreazione, maternità e paternità.
Dichiarare ai figli (soprattutto se ci si crede) che “è bello procreare con il partner giusto” significa fare un mucchio di cose dicendo poche parole. In pratica si dice a)”è stato meraviglioso avere TE”, b) io e tuo padre (o io e tua madre) siamo stati bene assieme, c) è possibile stare bene assieme ad un/una partner e quindi sarà possibile anche a te, d) sei autorizzato/a a far sesso, a fare l’amore con un/una partner giusto/a, ad avere figli, e) non è vero che il sesso non va bene, che mariti e mogli sono delle palle al piede e che i figli sono una disgrazia.
L’ideale sarebbe che la comunicazione di questi concetti fosse sincera e corrispondesse ad una esperienza realmente vissuta.
Il sesso non deve essere giustificato né dall’amore né dalla procreazione. E’ come il respiro: respirare va bene perché fa vivere e non va bene solo in palestra o in mezzo alla natura. Tuttavia, con il partner giusto è bello fare delle cose e tra queste una cosa bella è avere un figlio e crescerlo assieme. Aiutarlo/a a diventare se stesso/a.
Dire ad un figlio o a una figlia che il sesso è giustificato solo dalla procreazione equivale a dire che il sesso non va bene e ciò è dannoso come dire che è giustificato solo dall’amore.
Mentre è doveroso spiegare che il sesso è piacevole (dato che non lo è solo in situazioni costrittive o psicologicamente disturbate), non è affatto rispettoso affermare che il sesso è giustificato dalla finalità procreativa, ANCHE SE il genitore ha questa convinzione. Il motivo è semplice: l’obiettivo più ragionevole dell’educazione sessuale è rendere possibile al figlio l’espressione della sua sessualità e non l’adesione ad una complessa dottrina metafisica che al momento non ha gli strumenti per giudicare e per cui non ha sicuramente alcun interesse. Svalutare la sessualità non procreativa significa svalutare le sensazioni sessuali dei figli, perché a dieci o dodici anni essi hanno forti sensazioni sessuali ma non hanno alcuna voglia di procreare. Significa cioè svalutare l’unica sessualità che li riguarda, a cui sono interessati e su cui fanno domande. Al liceo studieranno filosofia, si porranno il problema e troveranno le loro risposte, ma “nell’età difficile” hanno bisogno di sapere solo che ciò che sentono va bene e che possono fidarsi delle loro sensazioni.
5. Sesso e pornografia.
Prima o poi la domanda arriva. Se non arriva non è certo perché non è sorta, ma perché i figli hanno già smesso di fidarsi dei genitori. Ora la difficoltà dell’argomento sta nel fatto che le persone spesso provano un profondo disgusto per la pornografia o una segreta attrazione e molti sensi di colpa. Un’eventuale domanda suscita quindi facilmente reazioni imbarazzate.
L’idea corrente è che pornografia, prostituzione, perversioni, ecc. siano un “eccesso” di sessualità e che quindi costituiscano cose da temere e da controllare come l’abuso dei farmaci. Da qui all’idea che con il sesso non si debba esagerare il passo è breve, anche se l’idea in questione è errata. Nessuno “esagera” con l’acqua: beve con la bocca (non con il naso) e quando non ha più sete, smette. Il sesso assomiglia più all’acqua che ai farmaci.
Se si teme la propria sessualità, fa un po’ rabbia vedere una bonazza sulla copertina di una rivista o vedere una scena di sesso spinta. Su questioni meno angoscianti, le cose stanno diversamente. Nessuno trova niente di strano nell’andare in bicicletta e quindi non prova imbarazzo vedendo una foto di Fausto Coppi o un servizio sul Giro d’Italia. Quindi, l’imbarazzo è dovuto all’angoscia di chi osserva più che alle immagini osservate. Le immagini sono neutre o sono belle o sono brutte.
5. Sesso e pornografia.
Prima o poi la domanda arriva. Se non arriva non è certo perché non è sorta, ma perché i figli hanno già smesso di fidarsi dei genitori. Ora la difficoltà dell’argomento sta nel fatto che le persone spesso provano un profondo disgusto per la pornografia o una segreta attrazione e molti sensi di colpa. Un’eventuale domanda suscita quindi facilmente reazioni imbarazzate.
L’idea corrente è che pornografia, prostituzione, perversioni, ecc. siano un “eccesso” di sessualità e che quindi costituiscano cose da temere e da controllare come l’abuso dei farmaci. Da qui all’idea che con il sesso non si debba esagerare il passo è breve, anche se l’idea in questione è errata. Nessuno “esagera” con l’acqua: beve con la bocca (non con il naso) e quando non ha più sete, smette. Il sesso assomiglia più all’acqua che ai farmaci.
Se si teme la propria sessualità, fa un po’ rabbia vedere una bonazza sulla copertina di una rivista o vedere una scena di sesso spinta. Su questioni meno angoscianti, le cose stanno diversamente. Nessuno trova niente di strano nell’andare in bicicletta e quindi non prova imbarazzo vedendo una foto di Fausto Coppi o un servizio sul Giro d’Italia. Quindi, l’imbarazzo è dovuto all’angoscia di chi osserva più che alle immagini osservate. Le immagini sono neutre o sono belle o sono brutte.
Ciò che purtroppo in genere caratterizza la pornografia non è il sesso, ma il cattivo gusto e la violenza (anche non fisicamente esplicitata, ma implicita in scene di umiliazione o di contatto impersonale, puramente “tecnico”). Occorre che i bambini siano tenuti a distanza di sicurezza dalla pornografia non per l’erotismo della pornografia, ma per l’antierotismo che la caratterizza. Il guaio è che la pornografia è normalmente di cattivo gusto perché la gente ha in testa proprio un’ idea di sesso fatta di squallore comunicativo, turbamento senza gioia, incontro senza gioco; un’idea di sesso con una carica emotiva opposta al piacere dell’intimità.
Di fatto le distorsioni del piacere sessuale sono una conseguenza della svalutazione del sesso subita nell’infanzia e nell’adolescenza; sono l’esito di colpevolizzazioni, reazioni rabbiose, paura, distacco e confusione. Dobbiamo ringraziare i bigotti anche di questo bel regalino. Anche altre “scuole di pensiero” però fanno i loro danni: quella dei padri donnaioli (“fatti tutte le donne che puoi”), delle “madri voraci” (“seducilo e fagli fare tanti bambini, tutti tuoi”), delle “madri bambine” (“anche se non ti piace farlo, cerca di legarlo a te”), delle madri e dei padri “evoluti” (“fare sesso è come bere un bicchier d’acqua”). Tuttavia la filosofia dominante in famiglia è ancora quella moralistica (anche se la TV, il vero collante della famiglia, spiega per immagini che il sesso è una password magica per essere accettati in un mondo di idioti).
Se non si azzera il bagaglio di sciocchezze che costituisce la cultura del sesso “normalmente dilagante” si finisce per credere che la pornografia, o la prostituzione, o la promiscuità o le orge siano “eccessi” di sessualità e si conclude che il sesso debba essere moderato.
Il buon sesso, invece, non comporta affatto il problema dell’eccesso, né sul piano fisico né su quello relazionale. Sul piano fisico, al culmine dell’eccitazione, l’orgasmo placa tutto e lascia un senso di armonia, di gratitudine e di tenerezza assolutamente quieto; sul piano relazionale, quando un rapporto diventa davvero intimo, ci si sente a casa e se “tutto è a posto” non si cerca niente di più.
Il fatto che i bambini partecipino attraverso immagini alla sessualità degli adulti è disturbante perché la sessualità degli adulti non è quantitativamente diversa, ma è di un ordine di complessità e di intensità diverso (per questo le molestie sui minori sono paragonabili più alle gravi violenze fisiche che ai furti, anche se sono agite senza sadismo esplicito).
Il fatto che i bambini partecipino attraverso immagini ad una sessualità adulta contorta e violenta è quindi doppiamente disturbante. La cosa migliore è prevenire, ma prima o poi ci sarà l’impatto e occorrono risposte date i tempo reale e corrette, cioè vere, complete, non distaccate, non ridondanti. Soprattutto non imbarazzate (se possibile).
Se non si azzera il bagaglio di sciocchezze che costituisce la cultura del sesso “normalmente dilagante” si finisce per credere che la pornografia, o la prostituzione, o la promiscuità o le orge siano “eccessi” di sessualità e si conclude che il sesso debba essere moderato.
Il buon sesso, invece, non comporta affatto il problema dell’eccesso, né sul piano fisico né su quello relazionale. Sul piano fisico, al culmine dell’eccitazione, l’orgasmo placa tutto e lascia un senso di armonia, di gratitudine e di tenerezza assolutamente quieto; sul piano relazionale, quando un rapporto diventa davvero intimo, ci si sente a casa e se “tutto è a posto” non si cerca niente di più.
Il fatto che i bambini partecipino attraverso immagini alla sessualità degli adulti è disturbante perché la sessualità degli adulti non è quantitativamente diversa, ma è di un ordine di complessità e di intensità diverso (per questo le molestie sui minori sono paragonabili più alle gravi violenze fisiche che ai furti, anche se sono agite senza sadismo esplicito).
Il fatto che i bambini partecipino attraverso immagini ad una sessualità adulta contorta e violenta è quindi doppiamente disturbante. La cosa migliore è prevenire, ma prima o poi ci sarà l’impatto e occorrono risposte date i tempo reale e corrette, cioè vere, complete, non distaccate, non ridondanti. Soprattutto non imbarazzate (se possibile).
I bambini, all’età delle domande, sanno già molte cose; sanno cose sul gioco, sui soldi, sulla socialità. Sanno quindi che ci sono bambini che non giocano per giocare o per vincere ma per sopraffare, persone che non guadagnano ma rubano i soldi, bambini e adulti che non stanno assieme agli altri per diventare amici ma per primeggiare o dominare o disturbare. Io penso che esempi di questo tipo possano chiarire ai bambini e agli adolescenti che le persone in ogni ambito possono portare degli atteggiamenti distruttivi che disturbano armonie possibili. E quindi che la sessualità è una bella esperienza anche se alcune persone non se la sanno godere perché portano in quell’ambito paura, rabbia e stupidità. Persone da tenere a distanza.
In altre parole, le domande “scomode” dovrebbero ricevere risposte realmente rassicuranti anziché angoscianti. Confermare che il sesso è importante anche se molti ne fanno un uso distorto significa dire cose vere e dare rassicurazioni valide. Dire che il sesso non va bene o va bene solo se si sta molto attenti a non esagerare, significa dire una cosa falsa: in pratica si afferma che bisogna controllarsi se no si fanno le orge o ci si trova la casa piena di prostitute (mi scuso con il governo: si dice “escort”).
Ora, se un bambino ha visto una scena erotica e fa domande ha bisogno di risposte sulla sessualità, non sulla pornografia. Se ha visto immagini pornografiche che lo hanno lasciato turbato, ha bisogno di essere rassicurato perché non può capire il senso di ciò che ha visto, che è collegabile solo per vie molto tortuose alle sue sensazioni o esperienze personali. Per questo motivo imbarazzi e timori di ipotetici eccessi colpiscono la legittima curiosità del bambino con l’efficacia del sale su una ferita aperta.
Ci sono cose da dire ai bambini piccoli anche in assenza di domande. Mi riferisco al pericolo di molestie. Credo che spiegare il tema in questione ad un bambino piccolo sia un errore perché equivale ad associare un pericolo grave a sensazioni e concetti ancora molto confusi da preservare come assolutamente positivi. Nello stesso tempo, in un mondo di pazzi, vale la pena preoccuparsi dei pazzi peggiori. Penso che sia utile spiegare ai bambini che non tutte le persone sono buone (evitando esempi sessuali, ovviamente) e che devono farsi avvicinare solo da persone che conoscono bene e comunque che non danno troppe confidenze. La scelta degli esempi, del momento migliore e delle circostanze, va fatta a seconda dei casi.
Conclusioni
La brutta espressione “educazione sessuale” riguarda un aspetto importante della maturazione dei bambini, ma anche un aspetto importante del rapporto fra bambini e genitori. [cfr. il POST “I figli dei miei amici”]. La sessualità è essenziale nella vita delle persone e quindi deve potersi sviluppare senza interferenze negative (svalutazioni, repressioni, indifferenza). La comunicazione su un argomento così delicato (perché intimo, non perché “scabroso”) è decisiva per la dimensione emotiva del bambino e per la qualità della relazione con i genitori.
Ora, se un bambino ha visto una scena erotica e fa domande ha bisogno di risposte sulla sessualità, non sulla pornografia. Se ha visto immagini pornografiche che lo hanno lasciato turbato, ha bisogno di essere rassicurato perché non può capire il senso di ciò che ha visto, che è collegabile solo per vie molto tortuose alle sue sensazioni o esperienze personali. Per questo motivo imbarazzi e timori di ipotetici eccessi colpiscono la legittima curiosità del bambino con l’efficacia del sale su una ferita aperta.
Ci sono cose da dire ai bambini piccoli anche in assenza di domande. Mi riferisco al pericolo di molestie. Credo che spiegare il tema in questione ad un bambino piccolo sia un errore perché equivale ad associare un pericolo grave a sensazioni e concetti ancora molto confusi da preservare come assolutamente positivi. Nello stesso tempo, in un mondo di pazzi, vale la pena preoccuparsi dei pazzi peggiori. Penso che sia utile spiegare ai bambini che non tutte le persone sono buone (evitando esempi sessuali, ovviamente) e che devono farsi avvicinare solo da persone che conoscono bene e comunque che non danno troppe confidenze. La scelta degli esempi, del momento migliore e delle circostanze, va fatta a seconda dei casi.
Conclusioni
La brutta espressione “educazione sessuale” riguarda un aspetto importante della maturazione dei bambini, ma anche un aspetto importante del rapporto fra bambini e genitori. [cfr. il POST “I figli dei miei amici”]. La sessualità è essenziale nella vita delle persone e quindi deve potersi sviluppare senza interferenze negative (svalutazioni, repressioni, indifferenza). La comunicazione su un argomento così delicato (perché intimo, non perché “scabroso”) è decisiva per la dimensione emotiva del bambino e per la qualità della relazione con i genitori.
L’educazione sessuale non è quindi un tema di competenza di medici, psicologi, pedagogisti, come non è di competenza di archeologi, architetti o militari. E’ competenza di chi ama la propria vita, rispetta quella degli altri e sente che il sesso costituisce un modo per avvicinarsi con la forza del desiderio e il gusto per il gioco ad un’altra persona. E’ competenza di chi sa “prendere” l’altra persona come un oggetto sessuale sentendo che resta un soggetto; è competenza di chi prova gratitudine per l’incontro e riesce a ricambiare essendo oggetto senza perdere la propria soggettività.
Non è competenza di chi parla di amore con gli occhi sbarrati, di chi parla di piacere pensando a limiti, norme e filo spinato e nemmeno di chi pronuncia la parola “intimità” e pensa alla voglia di restare indipendente, di non farsi “usare”, di non “perdere la testa”, di non subire rifiuti o disapprovazioni.
Un conoscente, scomparso qualche anno fa, con cui non andavo d’accordo, usò una volta l’espressione “abbraccio fiducioso al partner” e per questa sua bella espressione lo ricordo ancora con riconoscenza.
Non è competenza di chi parla di amore con gli occhi sbarrati, di chi parla di piacere pensando a limiti, norme e filo spinato e nemmeno di chi pronuncia la parola “intimità” e pensa alla voglia di restare indipendente, di non farsi “usare”, di non “perdere la testa”, di non subire rifiuti o disapprovazioni.
Un conoscente, scomparso qualche anno fa, con cui non andavo d’accordo, usò una volta l’espressione “abbraccio fiducioso al partner” e per questa sua bella espressione lo ricordo ancora con riconoscenza.
Ovviamente, se i genitori non sentono e non pensano alla loro sessualità in modi liberi (serissimi e giocosi) fanno un po’ fatica a “trasmettere” le conoscenze che contano davvero. Possono comunque far leva su ciò che di buono sentono piuttosto che recitare e possono soprattutto non dire sciocchezze e non “cedere” ai luoghi comuni.
Soprattutto devono tenere per sé le proprie cose non risolte e le eventuali convinzioni morali. Spiegare il sesso ai bambini e ai preadolescenti significa facilitare una libera e soddisfacente espressione della sessualità. Per le (legittime) discussioni sui problemi etici si deve aspettare. Ciò vale per qualsiasi insegnamento: prima si insegna ad andare in bicicletta, cioè si insegna a trovare l’equilibrio e il piacere di muoversi con quel mezzo e più avanti si spiega cosa va fatto e non va fatto nel traffico. Certo non si può paragonare il sesso alla bicicletta, ma proprio perché la sessualità è molto più importante, ogni insegnamento richiede maggiori attenzioni e un assoluto rispetto.
Soprattutto devono tenere per sé le proprie cose non risolte e le eventuali convinzioni morali. Spiegare il sesso ai bambini e ai preadolescenti significa facilitare una libera e soddisfacente espressione della sessualità. Per le (legittime) discussioni sui problemi etici si deve aspettare. Ciò vale per qualsiasi insegnamento: prima si insegna ad andare in bicicletta, cioè si insegna a trovare l’equilibrio e il piacere di muoversi con quel mezzo e più avanti si spiega cosa va fatto e non va fatto nel traffico. Certo non si può paragonare il sesso alla bicicletta, ma proprio perché la sessualità è molto più importante, ogni insegnamento richiede maggiori attenzioni e un assoluto rispetto.
Mettendo la questione in questi termini so benissimo di disturbare le persone religiose, perché esse hanno fretta di propagandare le proprie convinzioni, dato che temono che i figli commettano azioni immorali prima di aver studiato filosofia. E qui casca l’asino: quando si ha paura si incide negativamente sulla sessualità dei figli proprio perché, in perfetta buona fede, si sente il dovere di “salvarli”.
E’ ben strano che la sessualità sia abitualmente collegata più alla moralità che alla felicità. Nonostante ciò, più i genitori si permettono di essere felici più possono contribuire alla felicità dei loro figli.
Gianfranco
E’ ben strano che la sessualità sia abitualmente collegata più alla moralità che alla felicità. Nonostante ciò, più i genitori si permettono di essere felici più possono contribuire alla felicità dei loro figli.
Gianfranco