Premessa generale (relativa a tutti i post)

Questo blog esiste grazie ai contributi di vari autori. Il gruppo iniziale (che contiamo di allargare) non è omogeneo per molti aspetti (e non potrà né dovrà mai esserlo), ma condivide l’idea che il tempo della vita meriti di essere vissuto con consapevolezza e passione, anche se la cultura di massa, i rituali sociali .. (continua a leggere la premessa generale)

mercoledì 10 marzo 2010

Luigi de Magistris, Giustizia e potere - recensione


Luigi de Magistris, 2009, Giustizia e potere, Editori Riuniti
RECENSIONE di Marcello e Gianfranco


Vogliamo recensire un libro che tratta i problemi della politica e della società in un modo inconsueto: la stranezza sta nel fatto che tale scritto è estremamente lucido, carico di passione e molto rispettoso nei confronti della vita delle persone che, di fatto, costituiscono la società. Poiché siamo abituati a vedere la lucidità nei “calcoli” esatti dei politici reazionari e la passione nei discorsi razzisti dei politici leghisti (e, quando va bene, nei movimenti di protesta non ancora organizzati), mentre siamo abituati a veder trattato il rispetto per la vita umana solo in vecchi libri ormai fuori commercio, cogliamo l’occasione per recensire questo “bizzarro oggetto” elencando alcuni suoi “aspetti atipici”.


Una delle cose che colpisce nel libro è il dispiacere che de Magistris comunica per il fatto di aver dovuto rinunciare al suo lavoro di magistrato. In un mondo in cui molti darebbero un braccio pur di entrare in politica, magari solo per ricoprire la poltrona di sindaco di Vattelapesca, è di conforto che un uomo politico sia andato al Parlamento europeo con mezzo milione di preferenze e ne sia dispiaciuto. Lui avrebbe preferito concludere le cose importanti che, come magistrato, aveva impostato. Ha accettato la sconfitta, ma ha utilizzato l’esperienza in una logica estremamente costruttiva: “anche se si perde una battaglia, la guerra si può vincere” (p.375). Di fatto, a livello sovranazionale si sta occupando delle stesse situazioni di corruzione e di intrallazzo politico che aveva esaminato in Italia. Certi lavori sono adatti a chi è disponibile a svolgerli, ma non a chi sente il bisogno di svolgerli. Un imbianchino può lavorare solo per portare a casa il pane, o per il piacere di “rinfrescare le case”, o per mettere in piedi la ditta più importante nella cittadina in cui lavora. Queste diverse motivazioni non incidono sui risultati. Ma un politico o un medico che lavora per ambizione personale, anche se è bravo, è una mina vagante. L’ambizione (il bisogno di “affermazione”) costituisce uno dei risvolti della normale follia del nostro mondo [cfr. il POST Competizione, superbia, capitalismo e demenza sociale], ma de Magistris parla del suo lavoro come di una missione. Espressione d’altri tempi, apparentemente poco adatta ad un quarantaduenne che sprizza energia da tutti i pori, ma la cosa che più stupisce è che tale affermazione risulti credibile e non abbia il sapore di una frase retorica “buttata lì” per far fessi i lettori-elettori.

Recensiamo questo libro in quanto libro di una persona e non in quanto libro di un politico eletto nelle liste dell’Italia dei valori. Come blog non abbiamo sponsorizzato alcun partito e anzi, abbiamo scritto una lettera aperta a Di Pietro [cfr. il POST Prima lettera aperta] abbastanza critica. Ora scriveremmo un testo ancor più critico dopo le scelte fatte da Di Pietro per le Regionali in Campania, e non a caso quel cedimento o compromesso o inciucio con il PD è stato duramente criticato da de Magistris. Ci occupiamo di questo libro perché nelle sue pagine si intrecciano

a) i pensieri e i sentimenti di un essere umano che fa politica e non di un “uomo politico”

b) i suoi ideali riguardanti la possibile trasformazione della società a livello economico, culturale e morale,

c) la sua concezione della politica come servizio volto a tutelare e migliorare la qualità della vita delle persone che compongono la società.

Per questo non potremmo apprezzare nello stesso modo altri libri, anche dignitosi, ma di diverso spessore umano e ideale.

Nel blog ci occupiamo della strutturazione del tempo, della possibilità che ogni persona ha di vivere il proprio tempo anziché ammazzarlo e della possibilità che tutti abbiamo di rispettare incondizionatamente le altre persone proprio perché esprimono, magari a fatica o contraddittoriamente, sentimenti, pensieri e potenzialità in modi unici ed irripetibili.

Da qui l’interesse per i bambini e per i giovani che possono bloccare o portare a compimento la loro crescita. Da qui l’interesse per i sistemi di pensiero che possono ostacolare o favorire il percorso esistenziale individuale. Da qui l’interesse per la politica intesa come impegno per la costruzione di una società-incubo indifferente alle persone o di una società-comunità centrata sulla sacralità delle persone.

Proseguiamo con le stranezze di questo testo. Mentre tutti i rappresentanti di partito cercano di consolidare la loro base elettorale e di “contrattare” con altri partiti delle alleanze numericamente vincenti, de Magistris si pone, prima di tutto, il problema generale della formazione di un’alternativa politica e sociale: “Dobbiamo fare presto, trovare delle formule, delle persone in grado di portare avanti questo discorso” (p. 369). “L’opposizione a questo sistema deve stringere un patto con la parte migliore del paese e con la popolazione, altrimenti non se ne esce, se non c’è un dissenso che si fa organizzato e che diventa partecipazione” (p. 373). De Magistris ragiona in grande. Considera la società nel suo complesso, analizza i centri di potere, lo svuotamento dei valori e della cultura, lo svilimento della politica e pensa ad una trasformazione politica capace di rompere gli equilibri di questo sistema. Pur in chiave pacifista non nega la necessità di una rivoluzione: “Io sono di impostazione un rivoluzionario, non sono un riformista, credo molto che nel paese ci sia bisogno di una rivoluzione culturale, ovviamente pacifica, chiariamolo subito, però sono per i segnali di rottura” (p. 37). “Io invece voglio che facciamo presto, voglio un’alternativa, voglio che in Italia non ci sia più il dominio dei poteri forti, ma ci sia una redistribuzione del reddito, del potere, della democrazia nel nostro paese” (p. 91).

La lunga intervista che riempie le pagine del libro Giustizia e potere tocca i principali aspetti della “società malata” in cui siamo e prospetta i cambiamenti necessari per una ricostruzione su nuove basi del tessuto sociale ormai compromesso da un intreccio strettissimo fra forze economiche, forze politiche e criminalità organizzata. Poche righe sono utilizzate per criticare il governo o il presidente del consiglio, perché questo governo e questo personaggio non costituiscono il vero problema, ma la punta di un iceberg che va combattuto con determinazione. Un discorso politico serio è un discorso che analizza i problemi (senza impantanarsi nella protesta verso specifici episodi vergognosi) e che prospetta un’alternativa (senza “diluirsi” in chiacchiere su alleanze elettorali).

Ben vengano libri come questo e altri contributi su questo piano. Ben vengano “cento de Magistris”! Tuttavia, l’Autore sa bene di essere, al momento, l’unica persona credibile e al contempo popolare e, anche se non ne parla esplicitamente, sa di avere responsabilità che vanno al di là del suo attuale incarico all’Europarlamento (peraltro importantissimo). Proprio per questo dedica molta energia alla politica italiana, a costo di lavorare normalmente dodici ore al giorno.

Altra stranezza: de Magistris è un credente ed un convinto laicista. Non è l’unico e nella nostra storia sono state e sono presenti molte persone animate sia da una spinta religiosa, sia da altrettanto marcati valori sociali e radicalmente laicisti. Solo “interessi di bottega” spingono vari partiti, per statuto laici, ad annacquare il loro laicismo nella speranza di catturare voti “cattolici”. I “voti cattolici” sono voti conservatori e integralisti, dato che i veri credenti sono laicisti per convincimento interiore e devono respingere quei giochi di potere fra Stato e chiesa che offendono la loro sensibilità religiosa.

De Magistris non è disponibile ad annacquare niente, sia perché rispetta le proprie convinzioni, sia perché capisce che il consenso “nei palazzi” si ottiene mercanteggiando sui principi, ma fra le persone si ottiene solo con la sincerità e la manifestazione di convinzioni profonde.

La gente è spaventata dal cambiamento ma è anche stanca di non credere in niente e di vivere al ribasso una vita grigia. Niente dà la sveglia come le parole schiette. Esse però non possono essere proclamate da funzionari di partito educati a ripetere a memoria frasi fatte, ma possono avere un effetto solo se si originano da solide convinzioni. Mentre, quindi, consigliamo vivamente la lettura del libro ai nostri visitatori, anticipiamo che presto torneremo alle consuete stroncature.


Con l’autorizzazione di Luigi de Magistris che conosce bene il nostro blog pubblichiamo questo suo post di fine 2009 (che si trova alla pagina web

http://www.luigidemagistris.it/index.php?t=P271).


Una chiacchierata da politico indipendente, ma determinato sia ad impegnarsi, sia a chiedere aiuto per essere di aiuto.



Oggi 31 dicembre si sta per chiudere un anno molto importante per me sul piano personale. Ci sono stati dei cambiamenti assai determinanti nella mia vita: sono stato costretto a lasciare la magistratura, il mestiere che ho fatto per tanti anni, che ho profondamente amato e ho esercitato con grande passione. Ed ho iniziato questa esperienza politica in modo per certi aspetti impensabile, con un risultato elettorale straordinario, circa mezzo milione di voti. Insieme ai miei collaboratori stiamo portando avanti un discorso di grandi ambizioni politiche, di cambiamento della politica. Per vincere una sfida: che si possa fare politica in modo diverso nel nostro Paese rispetto a come è stata fatta in questi anni. Il 2010 diventa un anno importante, per consolidare questo progetto politico, per rilanciarlo ancora maggiormente. Faccio un appello per 2010 a tutti voi - a quelli che soprattutto mi hanno seguito con grande interesse - a darmi un contributo di idee, di percorsi, di iniziative. Un appello a partecipare. Io credo che se vogliamo cambiare questo Paese dobbiamo essere in tanti. Non è pensabile delegare a poche persone un cambiamento epocale. Quindi vi invito a partecipare, a credere in questa grande rivoluzione di idee, di cuori, di coscienze, di emozioni. Vi invito a mettervi in gioco, lasciando da parte la comoda vita quotidiana, o anche il fatto - che è pure importante e straordinario - di limitarsi a fare il proprio dovere con coscienza, con dignità e con coraggio. In un momento così grave di crisi morale, di crisi etica, di degrado complessivo del nostro Paese, bisogna impegnarsi tutti per cambiarlo. Quindi nel 2010 dobbiamo fare squadra. Io credo che se siamo in tanti, se ci muoviamo tutti nella stessa direzione, se troviamo le sinergie e gli equilibri giusti possiamo sconfiggere il sistema castale. Evitiamo anche - questo è l'appello che voglio fare per il 2010 - inutili litigi tra persone che sostanzialmente la pensano alla stessa maniera. Uniamoci su grandi valori che possono portare al cambiamento di questo Paese. Il 2010 deve essere caratterizzato dalla passione, dall'entusiasmo, dalla voglia di cambiare le cose, dalla determinazione, dalla volontà. Forza di volontà, determinazione, passione, coraggio, idee, voglia di mettersi in gioco, voglia di mettersi in rete, di contaminarsi, di unirsi, di connettere idee e ragionamenti. Il mio è un invito sentito a partecipare e ad aiutarmi anche in questo percorso così difficile. Sono convinto che insieme raggiungeremo risultati che consolideranno quelli del 2009 e li miglioreranno ancora maggiormente.


Buon anno a tutti!

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