Premessa generale (relativa a tutti i post)

Questo blog esiste grazie ai contributi di vari autori. Il gruppo iniziale (che contiamo di allargare) non è omogeneo per molti aspetti (e non potrà né dovrà mai esserlo), ma condivide l’idea che il tempo della vita meriti di essere vissuto con consapevolezza e passione, anche se la cultura di massa, i rituali sociali .. (continua a leggere la premessa generale)

giovedì 26 novembre 2009

Alla ricerca del laicismo perduto


Laicismo
In mancanza di altre parole usiamo quelle che abbiamo. Il termine "laico", stando al Devoto-Oli, rinvia a quello latino laicus, che a sua volta rinvia al greco laikòs (cioè "del popolo").
"L’aggettivo 'laico' inizialmente indicava i fedeli cristiani non appartenenti al clero. Il successivo significato di carattere politico ('non religioso'), invece, è stato assunto con l’Illuminismo e la Rivoluzione Francese" (http://it.wikipedia.org/wiki/Laicismo). Da qui l’aggettivo "laicista", che significa "sostenitore del laicismo".
Il termine laicismo, che indica una concezione filosofico-politica orientata ad affermare la separazione tra Stato e Chiesa, deriva quindi paradossalmente (al di là delle sue remote radici greche) proprio dal termine latino che indicava coloro che, all’interno della Chiesa, non appartenevano al clero. Nel nostro paese, quindi, non riusciamo ad evitare l’influenza della Chiesa cattolica, nemmeno quando con una parola riassumiamo l’ideale di uno Stato senza contaminazioni ecclesiastiche.

E’ quindi con un po’ di fastidio che (da persone di solide convinzioni laiciste) usiamo il termine “laicismo”, dando anche un forte valore al concetto. Uno Stato laico è uno Stato che rispetta i cittadini, anche quelli religiosi, proprio perché ha il compito di tutelarli tutti, indipendentemente dalle loro idee. Li riconosce come soggetti portatori degli stessi diritti e per questo non può abbracciare alcuna ideologia, nemmeno un’ideologia accettata dalla maggioranza dei cittadini, perché solo così può essere la casa di tutti.
Oggi lo Stato non è la nostra casa, anche se ci abitiamo, perché tale casa è fondamentalmente integralistica, papalina e concordataria e ci accetta solo come ospiti.
Lo Stato non è la nostra casa ideale perché mentre noi abbiamo l’idea di una casa di tutti, lo Stato afferma che tutti ci possono vivere, ma solo alcuni possono mettere il nome sul campanello. Non solo: alcuni hanno dei privilegi nella libertà di esprimersi (si pensi all’insegnamento religioso nelle scuole pubbliche o ai finanziamenti a quelle private che sono in grandissima parte gestite da religiosi) e alcuni pagano solo in parte la loro quota dell’affitto (si pensi ai privilegi fiscali accordati alla Chiesa cattolica).

Lo Stato italiano non è laico, ma "quasi laico": pur affermando la libertà di religione intesa come libertà di espressione e organizzazione per qualsiasi religione, mantiene accordi particolari (i Patti Lateranensi) che rendono la chiesa cattolica una religione preferita e privilegiata. Di fatto, nessuno vuol mettere in discussione questa anomalia concordataria che, si noti bene, crea problemi consistenti con altre religioni, dato che uno Stato mezzo laico come il nostro, compie una palese ingiustizia se non concede gli stessi privilegi a tutte le religioni ed esaspererebbe l’assurdità di questa sua pecca se concedesse a qualsiasi religione i privilegi attribuiti alla chiesa cattolica.

Il laicismo non è una concezione ostile alle religioni, ma solo alla loro trasformazione in macchine da guerra ideologica. Le persone religiose possono essere laiciste, così come i non credenti possono non aspirare ad un "ateismo di stato".
Purtroppo, però, il laicismo risulta interessante per le religioni solo quando in una società esse sono in posizione di minoranza. La Chiesa cattolica si lamentava (giustamente) dell’ateismo di stato dell’Unione Sovietica, ma non si è mai lamentata del laicismo incompiuto dello Stato italiano. Si guarda bene anche dal mollare quel coriandolo di Stato teocratico che è il Vaticano.
Anche l’islàm ha simpatia per il pluralismo religioso nelle società in cui è religione minoritaria. Il Centro Cuturale Islamico, stando a quanto riferisce Oriana Fallaci (2004, La forza della ragione, Rizzoli International Publicatios, Inc. New York, pag. 139) ha ottenuto in regalo dal Comune di Roma tre ettari per la costruzione di una moschea e ha chiesto “di istituire nelle scuole italiane l’ora di religione islamica come ‘scelta alternativa’ e di porre la lingua araba come ‘materia a scelta’ a livello nazionale”(si veda l’articolo Corano in classe, ora si frena, alla pagina web www.repubblica.it/ del 9.03.2006). Avremmo preferito vederli contestare i privilegi economici della Chiesa cattolica in Italia ed anche l’insegnamento religioso “di parte” nelle scuole italiane.
Purtroppo il laicismo non risulta interessante nemmeno per i partiti politici "laici" perché in genere essi cercano di attuare compromessi sul piano ideale per avere voti delle "masse" religiose. Così, annacquano il loro laicismo, anzi, sottolineano la loro "apertura" e vocazione "dialogica".


Integralismo
L’integralismo religioso, a nostro avviso, non è in genere un’esasperazione della "buona" o "vera" dottrina religiosa. Salvo poche eccezioni, l’integralismo è parte essenziale delle religioni; nella religione cattolica e in quella islamica questa tendenza è fortissima. Di fatto, cattolici e islamici in genere subiscono il laicismo, lo accettano a parole, ma non riescono proprio a pensare alla loro dottrina come ad una delle tante legittime concezioni del mondo rispettabile come le altre. Pensano alla loro dottrina come ad "una verità da trasmettere" e non come ad un sistema di convinzioni da proporre. Concepiscono il confronto con i non credenti come una necessità finalizzata al proselitismo, più che come un contributo alla ricerca comune della verità.
Il concetto di convinzione implica che una persona si convinca di qualcosa ragionando sui fatti. E’ quindi un concetto “aperto” a trasformazioni ulteriori. Le convinzioni religiose sono invece considerate delle "conoscenze" di una verità indiscutibile, perché divina e trasmessa agli uomini. C’è una diversità notevole fra avere una convinzione e presumere di essere a conoscenza della verità. La scienza, infatti, si preoccupa di acquisire conoscenze nuove, mentre le religioni si preoccupano di "diffondere" la conoscenza "vera".

Chiariamo il termine "integralismo" per vedere meglio le ragioni per cui è ben difficile per una religione l’accettazione del laicismo e per cui è tanto facile, quasi naturale, l’integralismo.

Il Vocabolario della lingua italiana Zingarelli (2009) definisce l’integralismo come una "Tendenza ad attuare in modo integrale, senza compromessi, e spesso con intolleranza, i principi della propria dottrina o ideologia nella vita politica, economica e sociale" e come esempio riporta appunto l’integralismo religioso.
Alla pagina web http://www.pbmstoria.it/dizionari/storia_mod/i/i050.htm l’integralismo cattolico è definito in questi termini: "Concezione in base alla quale l'azione dei cattolici nel campo politico deve tendere ad attuare integralmente la propria concezione ideale, uniformando quindi ogni aspetto della società civile ai principi della dottrina cristiana e rifiutando qualsiasi compromesso o alleanza con altre correnti ideologiche. L'integralismo cattolico, ritenendo che la dottrina sociale della chiesa contenga in sé il modello della società ideale, si configura pertanto come una ripresa dell'idea medievale di uno stato teocratico".

Ciò che vorremmo far notare è la presenza, nella dottrina della Chiesa cattolica, di alcune affermazioni che rendono praticamente inevitabile l’integralismo e che in fondo giustificano le prese di posizioni dei papi più reazionari (come quello attuale).
Citiamo dal Catechismo della Chiesa Cattolica (Libreria Editrice Vaticana, 1992, pp. 29-30) che riporta un estratto della Lett. enc. Humani generis di Pio XII:
“Infatti, sebbene la ragione umana, per dirla semplicemente, con le sole sue forze e la sua luce naturale possa realmente pervenire ad una conoscenza vera e certa di un Dio personale, il quale con la sua Provvidenza si prende cura del mondo e lo governa, come pure di una legge naturale inscritta dal Creatore nelle nostre anime, tuttavia la stessa ragione incontra non poche difficoltà ad usare efficacemente e con frutto questa sua capacità naturale. (…) Lo spirito umano, infatti, nella ricerca intorno a tali verità, viene a trovarsi in difficoltà sotto l’influsso dei sensi e della immaginazione ed anche a causa delle tendenze malsane nate dal peccato originale”.

Questo discorso non è uno scherzo, né è una vecchia opinione ormai caduta nel dimenticatoio: è dottrina della chiesa, ovvero una verità (presunta) che, chi si definisce cattolico dovrebbe conoscere e accettare.
In questo discorso, sviluppato per centinaia di pagine (che abbiamo letto solo in parte, ma con cura) è presente qualcosa di orribile e di svilente per la vita umana: ci riferiamo all’idea di "legge" che contraddice l’essenza di qualsiasi versione umana e umanistica dell’etica: secondo il catechismo abbiamo in noi un’idea della Legge, non una capacità di stare in armonia con gli altri. Il nocciolo della "moralità" sta nell’esistenza di questa Legge, nel sapere che è di dio e che quindi se ci adeguiamo ad essa siamo salvi e se non lo facciamo siamo dannati. Ma chi vorrebbe un aiuto da un amico sapendo che ce lo offre per paura di arrostire nell’inferno? Chi vorrebbe la vicinanza da un amico in un momento difficile sapendo che per l’amico tale vicinanza non è una sentita partecipazione ad un nostro momento di bisogno? Nessuno. La "morale" della Legge e della punizione è quella dei vigili urbani, i quali vogliono che si parcheggi solo dove è consentito perché quella è la legge e va rispettata.
Di questa profonda immoralità dell’etica del cattolicesimo (e dell’islàm e di altre religioni) vale è il caso di parlare in un altro post o in un intero libro. Abbiamo fatto questa digressione solo perché non si poteva trascurare una "bestemmia religiosa" tanto grave.

Riprendendo quindi il filo del post, dobbiamo sottolineare (per chiarire l’integralismo del cattolicesimo) l’idea secondo cui, essendo la morale inscritta (come conoscenza di norme) nella "natura" degli esseri umani, vale per tutti. Un’altra citazione del Catechismo ci risulterà utile:
"Opera molto buona del Creatore, la legge naturale fornisce i solidi fondamenti sui quali l’uomo può costruire l’edificio delle regole morali che guideranno le sue scelte. Essa pone anche il fondamento morale indispensabile per edificare la comunità degli uomini. Procura infine il fondamento necessario alla legge civile, la quale ad essa si riallaccia sia con una riflessione che trae le conseguenze dai principi della legge naturale, sia con aggiunte di natura positiva e giuridica" (p. 489).
Il discorso è inquietante e non incoraggia certo i cattolici a rispettare la laicità dello Stato. Inoltre, a quanto ci risulta, la Chiesa cattolica non ha negato validità alla Lettera enciclica di Pio IX Quanta cura (accompagnata dal famoso Sillabo), che include (fra i tanti) questo breve passo: "Insegnate che i regni sussistono per il fondamento della fede (…) E non tralasciate di insegnare che la potestà reale non è solamente conferita per il governo del mondo, ma specialmente a presidio della Chiesa" (Edizioni Paoline, p. 10).

In altre parole, l’attuale papa Benedetto XVI ha pienamente ragione, se si accetta l’intrinseco integralismo della religione cattolica, a dichiarare senza mezze misure che uno Stato "sanamente laico" deve riconoscere nella sua legislazione quel "senso religioso in cui si esprime l'apertura dell'essere umano alla trascendenza" (si veda
http://www.repubblica.it/2005/i/sezioni/esteri/paparatzinger/diritt/diritt.html del 15.10.2005) e per gli stessi motivi ha ragione ad affermare che non è "sana laicità" escludere i simboli religiosi dai luoghi pubblici. Egli ha sottolineato che "la sana laicità comporta che lo Stato non consideri la religione come un semplice sentimento individuale, che si potrebbe confinare al solo ambito privato. Al contrario, la religione, essendo anche organizzata in strutture visibili, come avviene per la Chiesa, va riconosciuta come presenza comunitaria pubblica" (cfr. www.repubblica.it del 9.12.2006).

Dato il "laicismo imperfetto" della nostra società, si capisce anche perché il Consiglio di Stato, con un'articolata sentenza, abbia respinto il ricorso di una cittadina finlandese, Soile Lauti, che chiedeva la rimozione del crocifisso dalla scuola media frequentata dai suoi figli ad Abano Terme in provincia di Padova. Si veda l’articolo del 15-02-2006 alla pagina web http://www.repubblica.it/2006/b/sezioni/cronaca/crocifisso/crocifisso/crocifisso.html

Il punto di partenza della religione cattolica non è un insieme di convinzioni condivise basate sui Vangeli, ma una struttura compatta di verità: a) dio esiste e b) la sua esistenza è "conosciuta con certezza", cioè è dimostrabile (Concilio Vaticano I, 1870), c) dio inscrive nella nostra natura una legge, d) se la trasgrediamo (per via delle "tendenze malsane"), siamo condannati, e) quindi, dobbiamo lottare con noi stessi per schivare il peccato e, se abbiamo dei dubbi, f) l’autorità ecclesiastica ci illumina infallibilmente (almeno dal Concilio Vaticano I, 1870, dato che prima l'infallibilità non era un dogma).
Prima del 1870 la Chiesa cattolica o era fallibile o non sapeva di essere infallibile. Lo ha deciso lei stessa, decidendo anche che era infallibile nel dichiararsi infallibile (N.B. c’è la scomunica per chi non è d’accordo). Da qui si arriva al fatto che, se le cose stanno così, lo Stato non può dare lo stesso valore alle idee dei cittadini, perché le convinzioni dei non credenti sono soggettive, mentre la verità è oggettiva e la definisce la Chiesa.
In conclusione, è la Legge (naturale e interpretata dalla Chiesa) che giudica gli Stati e uno Stato che si rispetti (deve "riflettere" questa "natura").
In pratica i cittadini di uno stato democratico pensano di avere convinzioni personali da confrontare con quelle degli altri in un clima di rispetto reciproco e quindi ritengono auspicabile uno stato che tuteli la libertà di pensiero e di parola e di conseguenza anche le idee religiose. I cattolici invece pensano (devono pensare) che le libertà democratiche siano valide in quanto riflettono un dovere che è nella natura, per volere divino. In questa logica, i cattolici sono sopra lo stato. Per pura educazione (o perché non hanno la maggioranza assoluta) sopportano le idee errate dei non credenti, ma considerano lo Stato come uno strumento del volere divino.
Se per rispetto del volere della maggioranza, lo Stato fa una legge che contraddice la "vera Legge" non solo sbaglia, ma non è un vero stato, dato che contrasta la (unica) Legge davvero importante (perché divina e certificata dalla Chiesa). Uno stato laico, è quindi uno schiaffo alla natura, una perversione. Lo Stato è in pratica un ambito in cui devono essere affermate le "idee giuste".

Il laicismo (molto) imperfetto
In questa situazione, non si capisce proprio perché i "laici progressisti" si lamentino quando il papa mette becco nelle questioni più delicate della politica: dal suo punto di vista deve farlo, perché dal suo punto di vista lo Stato è come un impiegato: se fa il suo lavoro è bravo e se scrive una poesia sbaglia.
I laici progressisti ufficiali, anziché indignarsi con il papa dovrebbero indignarsi con loro stessi per aver annacquato i principi del laicismo, cercato di compiacere la Chiesa, comprato il suo appoggio con denaro contante (sconti ICI, otto per mille, contributi alle scuole cattoliche) e tanti privilegi offerti in nome delle "radici cristiane" della cultura occidentale. Stronzate! [cfr. il POST Stronzate e analisi filosofica]. Noi abbiamo anche radici greche e non paghiamo certo una fetta dell’IRPEF per le cure di bellezza del Partenone!

L’integralismo è un problema. Sul piano dottrinale è un problema difficilmente superabile (per i cattolici), anche se, nell’ambito del cristianesimo, sono presenti delle componenti che sottolineano le istanze autenticamente etiche e umanistiche della religione e che contestano l’integralismo.
Paradossalmente, il sostegno più compatto all’integralismo religioso, nel nostro paese viene proprio dai partiti “laici”, preoccupati più di avere i consensi dei cattolici integralisti che di meritare consensi facendo davvero politica.

Per chi vuole approfondire il tema, indichiamo un sito interessante da cui prendiamo alcune frasi:
L’associazione Donne contro il fondamentalismo ritiene che "solo le istituzioni secolari –che non hanno scopi religiosi- possano iniziare a favorire una reale eguaglianza fra persone di qualsiasi fede religiosa o non religiosa. Ci opponiamo quindi alla concessione sia di fondi pubblici, sia di incarichi di responsabilità ad autorità e istituzioni religiose". Ciò spinge a serie riflessioni sull’insegnamento della religione nella scuola italiana. Si veda il sito
http://www.womenagainstfundamentalism.org.uk/

Elisa e Gaetano

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