Premessa generale (relativa a tutti i post)

Questo blog esiste grazie ai contributi di vari autori. Il gruppo iniziale (che contiamo di allargare) non è omogeneo per molti aspetti (e non potrà né dovrà mai esserlo), ma condivide l’idea che il tempo della vita meriti di essere vissuto con consapevolezza e passione, anche se la cultura di massa, i rituali sociali .. (continua a leggere la premessa generale)

sabato 8 agosto 2009

Fisica dell'educazione

Un bambino può molto poco in confronto ad un adulto, in particolare ai propri genitori. Ne è in balia, come una biglia in un barattolo: si scuote e si agita se la mano che lo tiene si scuote e si agita. Lo strapotere dei genitori non è solo una sua idea dovuta alla sua fanciullezza ("mia mamma mi protegge da tutto", "mio papà è forte come Superman") ma è reale: questi gli fanno fare e dire quello che vogliono, con le buone o con le cattive. Spesso facendogli pure credere che è lui che vuole.
Non so se sia una diretta conseguenza di questo, ma un bambino disturbato ha spesso una mamma e un papà disturbati.
Anche un sistema fisico qualsiasi può essere disturbato. Questo, in effetti, tra le altre cose, può definirsi in equilibrio o in disequilibrio. Lungi dal considerare un bambino un mero sistema fisico o ridurre, in maniera più raffinata e complessa ma sostanzialmente equivalente, la mente ad un meccanismo, è possibile però fare delle analogie.

Limitando il discorso a concetti intuitivi, senza andare a scomodare i diagrammi di Nyquist, potremmo rappresentare le diverse situazioni di un sistema come una pallina appoggiata su una superficie. Quando appoggia su una inclinata la palla rotola a valle (sistema non in equilibrio), e se si trova su una in piano lì rimane se nessuno la sposta (sistema in equilibrio). Più interessante la situazione schematizzabile con una palla sul fondo di una ciotola posata sul tavolo. Anche sul fondo della ciotola sta ferma (sistema in equilibrio) ma se viene spinta (sistema perturbato) verso i bordi poi rotola di nuovo verso il fondo e oscillando sempre meno alla fine si ferma ancora sul fondo (il sistema ritorna spontaneamente all' equilibrio di partenza).
Cioè se non sollecitiamo troppo la pallina, questa gira un po' ma rimane confinata in un preciso spazio.

La domanda allora è perchè abbiamo così paura che i bambini crescano male, incapaci, deviati fuori controllo?

Un'evoluzione del caso precedente può essere visualizzata se il bordo della ciotola è piatto e orizzonatale. Se la pallina riceve una spinta calibrata come si deve potrebbe fermarsi in bilico sul bordo (sistema in equilibrio instabile) e basta un niente per ricacciarla dentro (dove oscillando alla fine ritroverebbe un equilibrio stabile sul fondo) o per farla uscire e cadere sul tavolo (dove rotolando alla fine si fermerebbe in un nuovo equilibrio, pure stabile ma diverso da quello di partenza).
Dal punto di vista della pallina, stare sul tavolo o sul fondo della ciotola non c'è una gran differenza. I sistemi fisici tendono comunque ad una situazione di equilibrio e non danno giudizi morali. Il giudizio di convenienza è dato solo in base ad un criterio di economicità delle risorse: lo stato di equilibrio preferito (il più probabile) è quello ad energia minore, quello più facile da raggiungere.
Sul fatto che la pallina da sola non possa dal tavolo rientrare nella ciotola non ci sono dubbi. Serve una mano. Ma ci avete mai provato spingendola solamente, senza sollevarla? Non è impossibile, ma è molto più difficile farla rientrare che non farla uscire. O, girando la frase, è molto più facile squilibrare un bambino che riequilibrarlo.

La domanda allora è perchè rompiamo così tanto le palle ai bambini con proibizioni ("non toccare"), ingiunzioni ("fai i compiti"), ricatti ("se non fai il bravo niente gelato"), minacce ("guarda che le prendi"), lusinghe ("i bambini bravi non piangono per queste cose..")?

C'è un bel libro, che andrebbe reso obbligatorio: Summerhill (1971, Ed. Forum Editoriale), di A.S. Neill. Sembrerebbe il racconto di alcuni episodi di vita in un campo scuola per bambini disagiati. Ma è il resoconto di quello che potremo definire un esperimento sociale. Senza cavie, per la verità, anche perchè l'autore, pur conoscendole e bene, non sbrodola teorie pedagogiche o psicologiche; niente di improvvisato ma tutto molto umano e molto intelligente. Facendo parlare i fatti, riferisce che nella sua scuola (ancora attiva dal 1924) in più di quarant'anni anni erano passati molti ragazzi, tutti dal difficile al disastrato. Trattandoli da persone libere, capaci di "autodeterminarsi" e acconsentendo che un dodicenne irrequieto si comporti come un dodicenne irrequieto, alla fine il risultato è stato che nessuno di questi ha vinto il premio Nobel, ma pochissimi da adulti hanno fatto una cattiva riuscita. Soprattutto sono diventati adulti equilibrati e felici. Realizzati. Ovviamente secondo la propria idea di "realizzazione", e non quella dei genitori o della società.

Non converrebbe allora smettere di agitarsi tanto per "dare" un equilibrio ai propri figli? E' chiaro che con le nostre insistenze e la nostra forza prima o poi "riusciremo" a far saltare la biglia fuori dalla ciotola. E il bimbo sbrocca.
«Sì ma se mio figlio (ormai grandicello, per la verità) vuole farsi le pere, dovrò pur tentare di ridargli un equilibrio prima che sbrocchi, no?». Peccato che se vostro figlio ha il desiderio di farsi le pere, ha già sbroccato. La pallina è già fuori dalla ciotola.
Brutte notizie, quindi. Sì, come quando siamo molto malati. Ma non ancora morti, per fortuna. Forse andrebbe adottato anche nell'educazione un certo spirito "ippocratico", che guida normalmente i medici: primo, non nuocere. Infatti anche il corpo umano ha molte risorse per ripristinare da solo il proprio stato di salute che è, guarda caso, un delicato equilibrio. Sempre Neill riferisce a questo riguardo di ragazzi ritenuti normalmente irrecuperabili, (potremmo dire terminali) che inseriti alla Summerhill sono stati recuperati con anni di paziente osservazione e presenza rispettosa. E' chiaro che recuperare un "bimbo" di ventotto anni non è facile. Tempo scaduto, verrebbe da dire. Ma prima di fargli il funerale, varrebbe la pena di adottare il metodo di Ippocrate, che se anche gioverà poco al paziente, molto varrà per il medico. Infatti è solo con una classe di educatori (genitori in particolare) attenti al delicato equilibrio dei piccoli che si può pensare di avere in futuro adulti felici. La notizia più brutta non è tanto che un educatore o un genitore fallisca ma che il figlio non abbia vissuto la vita che lui voleva per sè. E non era quella di farsi le pere, statene certi.

Marcello

Per scriverci

Inviare eventuali commenti o contributi (senza allegati) scrivendo a:
many.bloggers@gmail.com

Note legali

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge 62 del 7/3/2001.

Questo blog non effettua trattamento di dati personali ai sensi della legge 196/2003.

(Copyright) Tutti i contenuti delle pagine web di questa rivista telematica sono proprietà dei rispettivi autori. Ogni riproduzione, ri-pubblicazione, trasmissione, modificazione, distribuzione e download del materiale tratto da questo sito a fini commerciali deve essere preventivamente concordato con gli autori. E` consentito visionare, scaricare e stampare materiale da questo sito per uso personale, domestico e non commerciale.