Nel tempo in cui scrivo, spesso infestato da convinzioni scientifiche che sembrano dogmi religiosi, da religiosi che sembrano politici, e da politici che sembrano dementi, sento un urgente bisogno di laicità (nel senso di pensiero libero da dogmi), di razionalità (nel senso di onesto rapporto con le idee e le emozioni) e di spiritualità (nel senso di caldo e sincero animo umano davanti al trascendente). Affermare che il problema scientifico è un problema spirituale non è un anacronismo, né solo una visione etica delle cose, perché la scienza, in ogni tempo, intesa come la tensione dell’uomo a conoscere l’universo, stabilisce la linea di confine oltre la quale ci troviamo nel trascendente. Definire la collocazione e l’estensione di tale confine non è cosa da poco (perché la scienza potrebbe occuparsi dell’anima dell’uomo oppure no, per esempio), ma anche solo stabilirne l’esistenza non è da meno (perché il trascendente potrebbe non esistere o la scienza essere illusoria, per esempio). Io ci rinuncio già in partenza: ma altri hanno affrontato la questione e hanno prodotto notevoli idee di cui ci serviremo... (continua a leggere questo articolo su LucidaMente)
Marcello
Marcello