Premessa generale (relativa a tutti i post)

Questo blog esiste grazie ai contributi di vari autori. Il gruppo iniziale (che contiamo di allargare) non è omogeneo per molti aspetti (e non potrà né dovrà mai esserlo), ma condivide l’idea che il tempo della vita meriti di essere vissuto con consapevolezza e passione, anche se la cultura di massa, i rituali sociali .. (continua a leggere la premessa generale)

martedì 16 giugno 2009

Favole e marziani


Uno psichiatra canadese, Eric Berne, si è posto alcune domande interessanti sulla favola di Cappuccetto Rosso (CR) che da tempi immemorabili viene rifilata ai bambini.
In un suo libro svolge alcune considerazioni che partono dall’ipotetico punto di osservazione di un marziano, cioè di una persona estranea alle tradizioni culturali terrestri e quindi priva di quell’atteggiamento acritico che noi assumiamo quando siamo semplicemente abituati a cose o idee bizzarre.

Da un punto di vista marziano ci si deve chiedere quale madre manderebbe la figlia sola in una foresta in cui scorazzano dei lupi. E’ deficiente, vuole sbarazzarsi della figlia o ha altri motivi nascosti? Inoltre CR conversa con il lupo nel bosco indicandogli l’ubicazione della casa della nonna. E’ stupida, vuole far sbranare la nonna o fa la stupida? Giunta a casa della nonna non si rende conto che il letto è occupato da un lupo, e fa molte domande per chiarire i suoi dubbi. Sembra proprio stupida, ma sarà l’astuto lupo a fare una brutta fine.
Per questo motivo, dopo varie riflessioni, l’Autore suggerisce che, da un punto di vista marziano, la morale della favola dovrebbe essere capovolta: non già un avvertimento per le ingenue fanciulle, bensì un accorato allarme rivolto ai lupi: “non andate in giro da soli per i boschi perché potreste incontrare Cappuccetto Rosso”.

Favole di questo tipo sono in fondo rassicuranti perché raccontano che anche se si è piccoli si può avere la meglio su bestie feroci. Inoltre occultano la perfidia dei tre personaggi femminili che convincono il lupo della loro ingenuità per poi massacrarlo. Rassicurano e accarezzano la fantasia dei bambini, ma svolgono tali funzioni in un modo discutibile, almeno per il buon senso marziano.

Altre due favole, pure rassicuranti da un certo punto di vista, oggi mi inquietano per i loro risvolti ideologici, mentre da bambino mi creavano irritazione e terrore. La favola di Cenerentola mi irritava perché, dovendomi identificare nel Principe Azzurro, trovavo frustrante la prospettiva di fare tanta fatica per trovare un’oca giuliva. La favola di Adamo ed Eva, invece, mi terrorizzava per l’idea in essa contenuta di una dannazione eterna (cioè di un’esclusione e di un tormento senza fine). Cercherò di chiarire la mia inquietudine di adulto ricorrendo alla logica marziana, dato che sulla terra certi schemi mentali sono così radicati da rendere spuntate le frecce della logica.

La favola di Cenerentola sminuisce il senso della dignità personale, mentre la favola di Adamo ed Eva consolida i sensi di colpa. Prese assieme costituiscono un elogio al vittimismo e alla cieca accondiscendenza. Trovo quindi inquietante il fatto che messaggi di questo tipo non suscitino un senso di avversione nella gente.

Trovo inquietante la favola di Cenerentola perché trasmette ai bambini l’idea che la bontà coincida con la passività acritica. Di fatto il mondo, per quanto folle e pieno di ingiustizie, non è così disastrato come in questa favola. Nel mondo reale (qualche volta) la rivendicazione di sacrosanti diritti ha anche prodotto delle vittorie. La storia dei sindacati occidentali (nonostante la loro brutta fine negli ultimi tempi) è una storia molto più costruttiva e soprattutto “è storia”, storia reale. La favola di Cenerentola, da un punto di vista marziano, è un oltraggio alla speranza di costruire un mondo migliore o almeno qualche spazio privato di autenticità. Cenerentola è maltrattata, ma non va via; perché? Fa una vita umiliante e canta sempre; perché? Non è autorizzata a vedere nessuno, obbedisce, ed è tutta contenta di parlare con gli uccellini; perché? Non arriva ad uscire dalla casa in cui viene sfruttata grazie ad una presa di coscienza, ma grazie alla complicità di una fata. Poi viene premiata (per cosa?) dall’amore del principe. Data la sua incapacità di gestire in modo costruttivo la sua vita avrebbe bisogno di un intervento dei servizi sociali e non di un principe. Se il principe fosse davvero “azzurro” soccorrerebbe la povera fanciulla e non abuserebbe della sua evidente debolezza. I marziani, suppongo, non racconterebbero favole di questo tipo ai marzianini.

Trovo inquietante anche la favola di Adamo ed Eva, con la quale viene affermato il principio di ricompense e punizioni eterne e viene presentata l’idea di una divinità che infligge una pena estesa anche ad eredi innocenti per una banale disobbedienza che in pratica riguarda la dieta.
In questa storia due poveri ragazzi colpiti ingiustamente vengono considerati responsabili della punizione ottenuta. La divinità viene poi descritta come una persona pigra, autoritaria e violenta. Io non ho mai vietato ai miei cani di andare in strada: ho affittato una casa con un giardino recintato. Così i cani scorazzano al sicuro. Mai e poi mai avrei cercato di educarli a non andare in strada picchiandoli con un bastone per far loro temere un tormento eterno e farli quindi obbedire.
La divinità della favola non può recintare l’albero vietato? Non facendo la recinzione e ordinando comunque di non mangiare il frutto, non può almeno spiegare perché i frutti di quell’albero non vanno mangiati (sono nocivi?). E imponendo una regola arbitraria, non può almeno capire che un assaggio “può scapparci”? Pur ammettendo una divinità così poco divina da non capire una cosa così ovvia, siamo portati a pensare che potrebbe almeno perdonare (come, prima o poi, fanno quasi tutti gli esseri umani). Ora, un marziano direbbe (se riuscisse a capire il concetto terrestre di divinità) che quella divinità è rappresentata come un brutto esemplare di essere umano.
Se Dio non esiste, quella favola è una bugia, e se esiste, quella favola è una bestemmia, cioè una rappresentazione di un essere perfetto e al contempo terribilmente imperfetto.

L’idea di possibili "ragionamenti marziani" mi fa impazzire: offre infatti un filo di speranza a chi sul pianeta Terra sente persone che “ragionano” ogni giorno giustificando le guerre, i conflitti religiosi, lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, il maltrattamento di bambini e animali, la devastazione dell’ecosistema, e cose del genere.
Penso che l’uso inappropriato della ragione sia radicato in disturbi molto diffusi della sfera emotiva delle persone. Anche se i crimini più atroci sono sempre stati programmati da capi di stato, governi, chiese, partiti ed eserciti, di fatto sono stati attivamente o passivamente appoggiati da significative componenti della popolazione. Le persone cominciano a temere fin dall'infanzia la loro vitalità. Per non essere rifiutate nell'ambito famigliare cercano di non disturbare troppo, riescono a non disturbare nessuno, arrivano a sentirsi disturbate dai propri bisogni e cominciano a scordarli. Crescendo, continuano a temere i loro sentimenti, i loro desideri, la loro voglia di vivere. Una volta divenute persone adulte iniziano a massacrare la spontaneità e la vitalità della nuova generazione.

Le persone hanno poca voglia di conoscere, impegnarsi, esprimere ciò che sono, creare, costruire. Stanno male in modo confuso e vogliono star “bene”. Vogliono l’impossibile, perché la vita è complessa e include anche la morte (i limiti, le mancanze, le difficoltà, le impossibilità, le malattie, il dolore). Nella realtà reale la vita danza con la morte; non è nemmeno pensabile una vita senza morte, anche se possiamo limitare o ritardare la morte (come ha spietatamente mostrato Igmar Bergman nel film Il settimo sigillo).
Ai bambini si deve risparmiare questa consapevolezza, almeno per un po’. Ai bambini si possono raccontare favole rassicuranti (possibilmente non sciocche) in cui il lieto fine è garantito e in cui i buoni sono solo buoni (e vincenti) e i cattivi sono solo cattivi (e perdenti). I bambini soli, non rispettati, non protetti, tuttavia, non si accontentano di qualche favola e vogliono favole anche da grandi. Una volta cresciuti vogliono vivere in una favola anziché nella realtà.

Le persone temono la solitudine, vogliono “non pensare troppo”, vogliono le loro fottute vacanze perché per tutto l’anno non vivono: lavorano e poi ammazzano il tempo; d’estate, quindi, vogliono ammazzarlo alla grande e fare una strage. Ma non basta nemmeno la strage: vogliono la favola, vogliono che sia colpa di qualcuno se vivono male e vogliono che qualcuno li protegga da qualcun altro. Vogliono sicurezze. Altre persone con la stessa paura di vivere, ma con più potere, vendono o promettono sicurezze … e così si combina un cattivo affare che sembra un buon affare. Un cattivo affare che per sembrare buono deve essere giustificato con qualche sciocchezza.

Mentre negli anni bui del passato le sciocchezze ufficiali venivano giustificate con il riferimento a qualche testo (la Bibbia, Aristotele, il libretto di Mao), negli anni recenti vengono giustificate dalla ripetizione: un’assurdità ripetuta più volte diventa un’idea su cui “si deve dialogare”.
Dalla “prova ontologica” dell’esistenza di Dio di S. Anselmo (secondo la quale il concetto stesso di Dio implica la sua esistenza) si è passati alla prova televisiva dell’esistenza delle idee: se in televisione si discute su un’idiozia, l’idiozia in questione deve essere un’idea, dato che la televisione è indiscutibilmente reale.

In questo mondo strano le lacune del pensiero vengono presentate come impennate del pensiero, come idee brillanti e così finiscono per avere effetti precisi sulle vite individuali del “popolo dei reality e degli spot pubblicitari”. I proletari di oggi non hanno più solo la prole, come nell’ottocento: hanno anche la pubblicità. Questa situazione inevitabilmente svuota le menti e rinforza percorsi esistenziali che scorrono in un tempo-non-vissuto. Se la meditazione non riesce a favorire il “vuoto mentale” in molte persone, la televisione ci riesce egregiamente, anche se in ben altro modo.
George Orwell per alcuni si trastullava con strane fantasie ed aveva un carattere pessimista, ma è riuscito a immaginare un futuro che è divenuto il nostro presente. Egli ha descritto un mondo in cui si creavano evidenze trascurando o nascondendo i fatti e facendo proliferare affermazioni su fatti non esistenti. “La ragione era una pura questione di statistica” (1984, p.305).

Un marziano stenta a capire perché sulla terra gli adulti raccontino ai bambini favole diseducative e poi si scambino fra loro favole paralizzanti. Stenta a capire perché gli adulti tradiscano i loro bambini con brutte favole prima di tradirsi fra loro con favole grottesche. Favole che tutti confondono con la realtà in mancanza di una cultura alternativa capace di scatenare l’unica cosa che sconfigge la paura: il gusto di vivere, cioè di conoscere le cose, godere gli attimi e sognare gli anni a venire, agire con passione e con amore, dedicarsi a sé e agli altri, rendere il tempo della vita un tempo vissuto anziché un tempo ammazzato.

Gianfranco


Libriamici consigliati

E. Berne (1972), "Ciao!"...e poi?, trad.it. Bompiani, Milano, 1979
G. Orwell (1949), 1984, trad.it. Mondadori, Milano, 1976


Filmamici consigliati

I.Bergman, Il settimo sigillo
F. Truffaut, Fahrenheit 451
P. Weir, The Truman Show



Per scriverci

Inviare eventuali commenti o contributi (senza allegati) scrivendo a:
many.bloggers@gmail.com

Note legali

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge 62 del 7/3/2001.

Questo blog non effettua trattamento di dati personali ai sensi della legge 196/2003.

(Copyright) Tutti i contenuti delle pagine web di questa rivista telematica sono proprietà dei rispettivi autori. Ogni riproduzione, ri-pubblicazione, trasmissione, modificazione, distribuzione e download del materiale tratto da questo sito a fini commerciali deve essere preventivamente concordato con gli autori. E` consentito visionare, scaricare e stampare materiale da questo sito per uso personale, domestico e non commerciale.