Premessa generale (relativa a tutti i post)

Questo blog esiste grazie ai contributi di vari autori. Il gruppo iniziale (che contiamo di allargare) non è omogeneo per molti aspetti (e non potrà né dovrà mai esserlo), ma condivide l’idea che il tempo della vita meriti di essere vissuto con consapevolezza e passione, anche se la cultura di massa, i rituali sociali .. (continua a leggere la premessa generale)

domenica 12 dicembre 2010

La debolezza della sinistra





Due caratteristiche accomunano i rappresentanti dei politici di destra e di sinistra: il mantenimento dell’attuale sistema economico e sociale come punto di riferimento intoccabile e la seduzione dell’elettorato. Anche se queste due caratteristiche non rendono uguali i partiti di destra e di sinistra, va riconosciuto che l'attenuamento del riferimento ai valori propri della sinistra ha reso i partiti di sinistra sempre più simili a quelli di destra. Vorrei accennare brevemente a queste due caratteristiche che accomunano l’attività dei politici di destra e di sinistra.



Il “sistema” costituisce un incubo caratterizzato da alcuni aspetti fondamentali:



a) un’economia basata sulla ricerca del massimo profitto (di pochi),



b) una macchina statale pachidermica, inefficiente e costosa,



c) una stratificazione sociale complessa in cui al drammatico e insuperabile divario fra ricchi e poveri si aggiungono strati privilegiati intermedi di vario tipo e comunque parassitari,



d) una classe inferiore costituita da lavoratori alla ricerca di un posto fisso (nemmeno più garantito)



e) una cultura di massa caratterizzata dal conformismo, dal tradizionalismo e dalle mode



f) un radicamento massiccio della corruzione e della criminalità.



I politici di destra ovviamente non hanno alcuna intenzione di modificare questo “sistema” semplicemente perché essi difendono i ceti sociali che succhiano il nettare del sistema stesso, oppure sono membri dell’elite dominante che oltre al denaro vogliono una gestione diretta del sistema di potere che li tutela. Tali politici, dato l’ordinamento formalmente democratico della nostra società, per fare i propri interessi hanno però bisogno di persuadere la maggioranza dell’elettorato a lasciare ad essi il potere.



Per farlo ricorrono a mezzi vecchi e nuovi: si dichiarano portatori di valori “tradizionali”, demonizzano ogni alternativa, anche moderata, come portatrice di caos, gestiscono in modo spregiudicato i mezzi di comunicazione di massa, smantellano la cultura per avere elettori tanto ignoranti da credere alle loro baggianate, distraggono gli ingenui dai problemi reali (lo sfruttamento di chi lavora e varie ingiustizie) inventando pericoli da contrastare “tutti assieme” (gli extracomunitari, i comunisti, le minoranze, ecc.), sostengono miti “collettivi” e interclassisti (alcuni pensano ancora alla patria mentre altri si sono inventati la padania).



I politici di sinistra dovrebbero essere distinti in due categorie: quelli che operano nei partiti di sinistra e che hanno solo obiettivi personali (potere personale, privilegi, vantaggi economici) e quelli che operano per finalità specificamente politiche. Il problema del conflitto di interessi che rende “anomalo” il nostro paese non è stato risolto dai governi di destra ma nemmeno da quelli “di sinistra”. Ciò significa che una parte rilevante della sinistra non ha voluto eliminare questa anomalia e che molti suoi esponenti di spicco sono coinvolti nell’attuale sistema di potere. Voglio però occuparmi solo dei politici di sinistra e che condividono i valori storici della sinistra [cfr. il POST Destra e sinistra come categorie politiche ed etiche]. Essi non prospettano riforme radicali e vantaggiose per il loro elettorato reale e potenziale, cioè per tutti i cittadini che non rientrano nell’elite al potere, semplicemente perché non riescono a immaginarle. Ad esempio, l’attuale sistema liberista prevede che possano essere messe sul lastrico milioni di famiglie appena un’azienda ha l’esigenza di fallire (per finta) o di trasferire la produzione in altri paesi. Tale sistema prevede anche quell’elemosina costituita dalla cassa integrazione che è temporanea, umiliante e soprattutto a carico della società, cioè degli altri lavoratori. Se la destra vuole tenere in piedi questo sistema, la sinistra “autentica” si adopera per migliorarlo lasciandolo così come è: i politici di sinistra non immaginano nemmeno un altro tipo di tutela sociale dei lavoratori disoccupati (cioè una utilizzazione socialmente organizzata delle loro capacità), ma solidarizzano con i lavoratori e rivendicano ulteriori elemosine.



Tutta la politica di sinistra è un’idea migliorativa della società così come è. La sinistra storica, in altre parole è rappresentata da conservatori illuminati e di buona volontà.



A livello ideale, poi, questi politici di sinistra non propongono nulla di radicalmente nuovo e di realmente rispettoso delle persone. Rassicurano i moderati che essi non intendono fare “troppa confusione”, rassicurano i bigotti che la religione sarà sempre un club privilegiato e “più uguale degli altri”, rassicurano il popolo della TV che nulla cambierà, a parte un pochino di giustizia in più e qualche ulteriore partecipazione democratica al sistema così come è [cfr. il POST La banalità della politica].



In pratica, questo disastro costituito da un’intera classe politica, si traduce in un’opera di seduzione dell’elettorato che non tocca i valori profondi delle persone. I politici di destra alimentano tradizionalismi, regionalismi e allarmismi pretestuosi, mentre quelli di sinistra alimentano il vittimismo e la “rassegnazione costruttiva”, cioè l’idea che la società sia immodificabile ma migliorabile.



Se i politici di destra sono i mastini del potere, quelli di sinistra non complici sono, di fatto, un puntello del potere, perché mirano a mantenerlo migliorandone vari aspetti. Ciò che manca è una fitta schiera di politici di sinistra capaci di immaginare una società diversa nella sua struttura e nei suoi valori e che quindi sollecitino l’elettorato ad esprimere sul piano politico la volontà di cambiamenti profondi e vantaggiosi per tutti (tranne che per l’elite al potere). Capaci cioè di stimolare anziché sedurre, di unire anziché massificare e di far leva sul senso di dignità delle persone e sulla necessità di costruire una società più comunitaria e meno frantumata e anonima [cfr. il POST Emmanuel Mounier e il personalismo].



I politici più giovani (o meno anziani) manifestano spesso alcune convinzioni condivisibili (ad esempio istanze ecologiste e l’esigenza di un impegno serio nei confronti della corruzione e della criminalità organizzata). Tuttavia non hanno la forza di delineare in positivo un’idea di società alternativa. Una società che NON distrugge l’ambiente e che NON è dominata da corrotti e criminali è ancora una società indefinita. Raccolgono consensi contro questa gestione del sistema ma non delineano un altro sistema. Alimentano una rabbia che non può diventare costruttiva perché non finalizzata ad obiettivi positivamente delineati.



Tutte le proposte che hanno attraversato il nostro blog sono estranee a qualsiasi programma politico: sia quelle di tipo sociale espresse nei post della sezione “Persona, comunità, società e politica”, sia quelle di tipo culturale espresse nei post della sezione “Normale follia nella cultura e nella società”. In questo senso, il nostro blog si colloca nel filone della fantascienza e non in quello della cultura e della politica.



Allora? Allora, in assenza di una politica “buona” da appoggiare con convinzione, restano solo delle opzioni “di riserva”: restare fuori dal giro delle illusioni e appoggiare i movimenti o i partiti “meno peggiori” di altri quando si va a votare e, soprattutto, continuare a pensare e a coltivare idee buone, irriducibili agli schemi più consolidati.



Gaetano





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