Premessa generale (relativa a tutti i post)

Questo blog esiste grazie ai contributi di vari autori. Il gruppo iniziale (che contiamo di allargare) non è omogeneo per molti aspetti (e non potrà né dovrà mai esserlo), ma condivide l’idea che il tempo della vita meriti di essere vissuto con consapevolezza e passione, anche se la cultura di massa, i rituali sociali .. (continua a leggere la premessa generale)

domenica 28 novembre 2010

Welcome


Il film Welcome, di Philippe Lioret (2009) che ha ricevuto il Premio Lux 2009 da parte del Parlamento Europeo, ha molti pregi sia sul piano espressivo che su quello contenutistico. Tuttavia mi sembra particolarmente degno di attenzione perché ricapitola in una storia particolare le strategie personali in base a cui le persone costruiscono le loro vite e interagiscono con la società.


Il protagonista del film è Bilal, un ragazzo iracheno di 17 anni che dopo aver attraversato l’Europa da clandestino si trova nel nord della Francia e vuole raggiungere la sua ragazza, emigrata in Gran Bretagna con i famigliari. Vari ostacoli sembrano rendere impossibile l’attraversamento della Manica e quindi Bilal decide di raggiungere la costa inglese a nuoto. Prende alcune lezioni in una piscina e così conosce Simon, il suo istruttore. Questi, pur attraversando un momento di difficoltà per via del divorzio in corso, comprende la situazione tanto delicata del ragazzo e, pur insistendo per farlo desistere dal suo progetto (difficilmente praticabile anche da un esperto nuotatore), gli offre amicizia ed ospitalità.


La storia dei vari personaggi del film si colloca in un contesto sociale caratterizzato da forti tensioni. La presenza nella cittadina di molti clandestini intenzionati a trovare passaggi per l’Inghilterra motiva alcune persone ad interventi caritativi, ma sollecita in altre persone forti sentimenti razzisti. Le autorità di polizia contrastano in vari modi sia la permanenza dei clandestini sia la solidarietà dei cittadini francesi nei loro confronti.


Simon si scontra con la paura e l’ostilità delle persone del palazzo in cui abita e le visite del suo giovane amico iracheno vengono denunciate. Il funzionario di polizia reagisce alle vive proteste di Simon riportando persino delle insinuazioni tanto stupide quanto offensive sulla natura del rapporto fra Simon e Bilal fatte da un vicino di casa. Egli sottolinea che è in corso un’indagine per l’appoggio fornito a clandestini e per sospetto traffico di clandestini. Inoltre, ora che ci sono delle testimonianze a carico suo verrà anche coinvolta la sua ex moglie che è attiva sul piano del volontariato. Simon è molto legato sul piano dei sentimenti alla sua ex compagna e non tollera l’idea che essa venga colpita con tali pretesti. La sua risposta è un vero esempio di ragionevole furia incanalata nella direzione migliore. Egli fissa negli occhi il funzionario e gli dice: “OK, lo ho ospitato … e mi ha pagato. Mille euro. Le può andar bene così? E me lo sono anche fatto. Ha ragione quello: mi faccio i ragazzini … Dato che lo ho ammesso, d’ora in poi la lasci in pace. Se la prenda solo con me!”


Se il film si focalizzasse solo su queste manifestazioni di pregiudizio/odio e di ragionevolezza/benevolenza da parte dei francesi nei confronti degli extracomunitari in difficoltà, risulterebbe un’opera politicamente corretta, ma limitata. Il regista ha però il buon gusto di presentare anche il bene ed il male che sono presenti nel “mondo delle vittime”. I genitori della ragazza non vogliono che questa si ricongiunga con il suo ragazzo perché intendono combinare un matrimonio per loro vantaggioso. Non solo, la ragazza al telefono esprime molta disperazione ma si mostra rassegnata a subire l’imposizione del matrimonio. Sembra non avere la forza di opporsi agli interessi della famiglia ed al peso delle tradizioni.


Sotto questa pressione Bilal anticipa i tempi della sua traversata e muore vicino alla meta. Ucciso dalla stupidità e dai pregiudizi dei francesi per bene e dalla stupidità e dai pregiudizi degli iracheni tradizionalisti. Ucciso anche dalla sua ostinazione, forse. Tuttavia la sua figura è caratterizzata soprattutto da un amore sincero per la ragazza, dal senso della propria dignità e dal rispetto per sé e per gli altri.


Il film è misurato nei toni, ma mostra inequivocabilmente come la rigidità mentale sia un cancro che colpisce in modi diversi tutti i popoli e che rende distruttive le persone appartenenti a nazionalità ed etnie diverse. Mostra pure che sia Bilal, sia Simon si distinguono dai loro “simili” per il senso di rispetto che manifestano. Questo li avvicina e ciò chiarisce bene che i rapporti fra la nostra cultura ed altre culture non possono migliorare attraverso trattative, mediazioni burocratico-ideologiche fra “opposti bigottismi”, ma solo attraverso l’incontro sul piano dei valori fondamentali negati dai lati peggiori di tutte le culture.


Elisa

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