Premessa generale (relativa a tutti i post)

Questo blog esiste grazie ai contributi di vari autori. Il gruppo iniziale (che contiamo di allargare) non è omogeneo per molti aspetti (e non potrà né dovrà mai esserlo), ma condivide l’idea che il tempo della vita meriti di essere vissuto con consapevolezza e passione, anche se la cultura di massa, i rituali sociali .. (continua a leggere la premessa generale)

sabato 17 ottobre 2009

Il mito della famiglia e l’incubo dei “valori” famigliari

Famiglia nucleare, famiglia nucleare poligìna, famiglia nucleare poliandrica, famiglie congiunte, clan, fratrie, ecc. Se si viaggia un po’ nei meandri dell’antropologia culturale “fa un po’ strano” sentir parlare oggi del “valore della famiglia” o dei “valori famigliari”, come se la famiglia attualmente riconosciuta dai partiti e dal papa fosse un’ovvietà, una “cosa che sta lì”, un dato di fatto.
Non lo è “in linea ascendente”, perché nel passato l’umanità ha avuto varie forme di famiglia, non lo è “trasversalmente” perché la famiglia istituzionalizzata nel nostro paese non è istituzionalizzata nello stesso modo in altri paesi, e non lo è “in linea discendente” perché il modello attuale, già scassato, lascia prevedere uno sviluppo futuro in cui sarà assolutamente normale avere molti genitori (quelli veri e quelli precedenti o successivi nell’elenco dei grandi amori della mamma e del papà) o molti fratelli non “veri” (perché figli dello stesso papà o della stessa mamma e dei loro precedenti o successivi grandi amori). Il futuro della famiglia sarà il caos assoluto (per fortuna), dato che il caos relativo è già in atto. Purtroppo la propensione all’indifferenza per la realtà, che caratterizza i governi, indurrà a legiferare con più ossessitività di ora, allo scopo di incasellare il caos, e ben difficilmente i politici toglieranno il termine “famiglia” da codici e codicilli. Il sogno di una società che riconosce la sacralità della persona e non la (presunta) sacralità della famiglia, resterà un nostro sogno, privatissimo e poco condiviso. Consapevoli di ciò, approfittiamo della libertà di ribadire ciò che pensiamo sull’argomento, con il piacere di giocare con i pensieri e con la tristezza di giocare con pochi compagni.

Già ora la famiglia non esiste, ma della sua non esistenza non si accorge quasi nessuno.
Non se ne accorgono i preti, che ribadiscono che la famiglia fa parte della natura; ragionando così mostrano di non capire la differenza fra la famiglia e gli alberi. Tra l’altro, anche questi ultimi sono già divenuti “naturali e culturali” per via delle tecnologie applicate all’agricoltura.
Non se ne accorgono i politici (di destra e di “quasi-sinistra”) perché sono in disaccordo su tutto, tranne che sul valore della famiglia. La massacrano distruggendo qualsiasi spazio di vivibilità nella società, e quindi anche nella vita domestica, ma esaltano la famiglia in quanto “idea platonica” materializzata in ogni angolo del nostro splendido paese.
Non se ne accorgono i gay che oltre a fare comprensibili battaglie per il superamento di qualsiasi discriminazione nei loro confronti, vogliono a tutti i costi essere “riconosciuti” come componenti di coppie famigliari, vogliono sposarsi, vogliono essere santificati come tutti gli altri.
Non se ne accorgono le masse festose che celebrano il Family Day con un entusiasmo che non si capirebbe se lo Stato maggiore dell’Esercito italiano festeggiasse il “Caporetto Day”.

Insomma, tutti quelli che hanno un pulpito, uno scranno in parlamento o una piazza sono entusiasti e giulivi nel ribadire l’importanza e il valore della famiglia. Gli altri, se non fanno la nanna, sanno benissimo come stanno le cose. Tuttavia in genere dormono, anche da svegli. Dormendo aspettano di sposarsi o di veder sposati i figli o i nipoti. Si rallegrano pensando a cenoni natalizi, a spot pubblicitari essenzialmente fantascientifici e a predicozzi televisivi. Quindi, a conti fatti, quasi tutti affermano il “valore della famiglia”. Ovviamente pensano a “LA famiglia”, l’unica e identica da sempre, nei secoli, come Pippo Baudo e Andreotti. Quella che, in quanto incarnazione di un’idea, ha un valore, un valore assoluto e un’essenza che commuove, intenerisce, esalta gli animi.

“Secondo l’Istat nel nostro paese sono circa mezzo milione le famiglie allargate o ricostruite, coppie sposate o non sposate, in cui almeno uno dei due partner ha avuto un matrimonio interrotto per separazione, divorzio o a causa della morte del coniuge. Negli ultimi due anni poi, le unioni civili sono cresciute del 50%, così come le seconde nozze, che rappresentano oltre il 13% del totale. In netto calo invece il primo matrimonio. Nel 2007 risultano complessivamente 81.359 separazioni (+ 1,2% rispetto al 2006) e 50.669 divorzi (+ 2,3%). (…) I figli coinvolti sono 100.252 nelle separazioni e 49.087 nei divorzi” (Il Fatto, PDF, 26.09.2009, p. 3).

Ci mancano i dati sui divorzi pesantemente conflittuali affrontati nella logica di “Col cazzo che ti farò vedere MIO figlio tre volte alla settimana!” o “Tanto non vedrai il becco di un quattrino!”, o “Ma come ho fatto a sposare quella puttana/quel puttaniere?!"), ma non crediamo siano rassicuranti, dato che sono abbastanza inquietanti i dati sulla violenza fisica nelle famiglie. Si veda la pagina web
http://www.repubblica.it/2005/j/sezioni/esteri/ueviolenza/ueviolenza/ueviolenza.html.
Un altro dato interessante si trova alla pagina web di repubblica.it del 10 giugno 2008: “Sono nove milioni al mese i clienti [delle prostitute], 80% sposati”.

A parte le statistiche, tutti conoscono molti fatti, di cui non si parla per non rompere l’omertà che, nel caso della famiglia, è più compatta di quella che si presenta nelle zone controllate dalla mafia. Ne elenchiamo alcuni.
In genere le persone non sanno affatto per quale motivo si sposino. Se sono atee, brancolano nel buio per giustificare la loro frenesia, poi si aggrappano a bugie, come “per il bene dei figli” (che non ci sono ancora e che comunque, se ci fossero, sarebbero tutelati per legge anche nelle semplici unioni); infine, messi alle strette si chiudono in un mutismo indispettito. Poi ci sono le persone che hanno la risposta pronta: “sono cattolico/a e per me il matrimonio è un sacramento”. Purtroppo non hanno in genere solide convinzioni sul motivo per cui si dichiarano cattolici e non scintoisti (N.B. lo scintoismo non è una malattia contagiosa).
Molto spesso le donne si sposano per avere dei bambini (i LORO bambini) e dopo il primo (o il secondo parto) considerano il sesso come una fissazione del marito. Molto spesso i mariti di queste donne non sono troppo turbati da questa perdita di un “rapporto profondo”, che in realtà non c’è mai stato, e continuano a scoparsi l’amante (che insiste per diventare una “vera moglie”!).
Molto spesso in famiglia si litiga (e lo si fa anche di fronte ai bambini!) e non ci si rende nemmeno conto del fatto che litigare con persone con cui si ha un legame affettivo è assolutamente irrazionale: o ci si capisce e si è contenti o non ci si capisce e si è tristi per la mancanza di un’armonia che comunque non si può né pretendere, né imporre con lo scontro. Tutto qui.
Spesso in famiglia non si litiga, ma semplicemente perché si è deciso di vivere assieme annoiandosi e senza aspettarsi molto dalla vita. Se non ci fosse la televisione, le famiglie imploderebbero; farebbero un botto grande quanto il pianeta.
C’è poi l’educazione dei figli (altra missione “essenziale” della famiglia “naturale”). Non ci sembra che gli adolescenti considerino i genitori come il loro punto di riferimento o come degli amici importanti e autorevoli. Ci mancano le statistiche, ma vediamo sovente una barriera di comunicazione fra genitori e figli che non è imputabile al salto generazionale. Infatti se così fosse, non si spiegherebbero le esperienze (bellissime) di sincero rispetto e di profonda confidenza che, in alcune famiglie, si verificano fra genitori e figli nella cosiddetta “età difficile”.

Con questi “pettegolezzi” statistici o filosoficheggianti, non abbiamo cercato di far altro che sgonfiare un po’ la pomposità con cui si parla in genere di famiglia, di famiglia “naturale” o del “valore della famiglia”. Non abbiamo nulla contro la famiglia, come fatto, come ambito di esperienze vissute da alcune persone, come non abbiamo nulla contro l’amicizia che ha un valore se è autentica ma che non potrebbe acquisire alcun valore aggiunto con un timbro di un sindaco e con una detrazione fiscale.
Le persone e le loro esperienze sono sempre importanti, ANCHE quando si svolgono in rapporti famigliari. Sottolineiamo, però, che queste esperienze importanti purtroppo sono RARAMENTE esperienze costruttive, rispettose, umanamente ricche e sono raramente tali nei rapporti famigliari, nei rapporti di lavoro, nei rapporti di amicizia, scolastici, sportivi, ecc. Quando tali esperienze sono positive sono meravigliose in famiglia, come altrove, e questo dipende dalla consapevolezza, dall’equilibrio, dalla solidità delle persone che instaurano rapporti famigliari (o di lavoro o di amicizia, ecc.) e non dipende dal riconoscimento giuridico dei rapporti in questione. E’ un’ovvietà, come è sempre stato ovvio che gli ebrei o le persone di colore non fossero né migliori né peggiori delle altre, ma certe ovvietà sono scomode per chi non ragiona con la testa e (s)ragiona per mettere a tacere una confusione interiore.

La famiglia non è nulla, se non ciò che fanno le persone nei rapporti famigliari. Logica vorrebbe che la nostra “raffinatissima” cultura occidentale, si focalizzasse sulle persone anziché sulla famiglia che, come il famoso paio di scarpe, non è nulla se togliamo la scarpa destra e poi la sinistra.

Le realtà belle sono belle e in molti casi le persone manifestano la loro bellezza, esprimono le loro potenzialità, testimoniano la capacità umana (personale, non “famigliare”) di agire con intelligenza, sensibilità, amore. Su questo non si scherza, mentre sulla famiglia si deve scherzare perché il culto della famiglia è un’impostura ideologica, soprattutto in una società in cui la politica non sostiene realmente le famiglie e in cui le persone sono spesso così distruttive o insensibili da formare delle famiglie davvero sconfortanti.
Ci spiace disturbare gli amanti della Costituzione, che all’art 29 recita: “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio”), ma se nella nostra costituzione (molto valida, complessivamente) si riscontrasse, dopo tanti anni un congiuntivo sbagliato, dovremmo contestare la grammatica italiana o riconoscere un errore nella nostra Carta?. Ciò vale anche, ovviamente per i Patti Lateranensi, ma questo è un altro discorso.

Abbiamo detto alcune cose ovvie, ma a questo punto, sia Peppone, sia Don Camillo si incazzano e ci accusano di essere anarchici, nichilisti, estremisti e insensibili ai “valori”. In realtà con queste lagne coprono la loro mancanza di valori, perché non si può dare valore a cose superficiali come il calcolo delle detrazioni o poco esaltanti come la diffidenza verso il partner, dato che solo cose di questo genere giustificano il “contratto” matrimoniale. Nei rapporti umani profondi non si fanno contratti. I contratti, le cerimonie, i rituali si fanno sempre o per diffidenza fra le persone o per esigenze della società, sia essa quella di un arcipelago di isolette perse nel nulla o quella strutturata di uno Stato moderno.
Tornando all’esempio delle scarpe, infatti, dobbiamo fare una precisazione. Mentre il paio cessa di avere qualsiasi esistenza in assenza delle due scarpe, la famiglia (quella di cui parlano i suoi fan, cioè quella “vera”, formalizzata o “santificata” con un matrimonio) non cessa completamente di esistere dopo una separazione. Mantiene una sua realtà giuridica, che è, appunto, l’unica sua “realtà” specifica, dato che il sesso e l’amore c’erano (se c’erano) già prima del matrimonio. E in quanto realtà giuridica incide sulla vita degli ex membri della ex famiglia reale.
La famiglia (quella di oggi, non quella degli antropologi) esiste come esiste una S.p.a.: è una entità effimera sostanziata da norme di un contratto firmate dai partner. Andreste in piazza commossi a festeggiare uno “S.p.a. day”? Le S.p.a. esistono perché non ci si fida del prossimo, perché si desidera far soldi e perché si vuole un riconoscimento formale per agire sul mercato. Tutto qui, senza crisi mistiche.


La famiglia, come la bicicletta o il computer ha una propria utilità. In quanto membri di una famiglia, le persone possono avere varie agevolazioni, possono vantare particolari diritti (e hanno anche particolari doveri). I valori non c’entrano. La bicicletta serve per pedalare e la famiglia serve per battere cassa e per altre cose. Tali "cose", alcune delle quali, nella loro "materialità" hanno comunque una certa importanza (reversibilità della pensione, ecc.), oggi si possono fare solo grazie alla famiglia, ma questo avviene semplicemente perché molte leggi specificano particolari diritti o doveri per i membri di una famiglia. Se le leggi fossero fatte a misura di persona e non considerassero la particolarità dell’istituto famigliare, la società funzionerebbe esattamente allo stesso modo. Infatti, ad esempio, l’omicidio è considerato un crimine indipendentemente dal fatto che l’omicida sia sposato o non lo sia. L’abbandono del tetto coniugale è invece un reato solo per chi si è sposato, dato che nessuna legge punisce l’abbandono del tetto sotto il quale si è scopato l’ultima volta.

Stiamo parlando della famiglia e infatti stiamo parlando di sciocchezze, di cavilli giuridici, di interessi economici, di detrazioni. Nessuno può pensare davvero “Quei due sono sposati, quindi si amano”. L’amore è una cosa seria, e non a caso si chiede la mano ad una fanciulla solo dopo aver dichiarato il proprio amore, e la fanciulla risponde affermativamente proprio per amore (non è sempre così, ma fa lo stesso). Ora, se i due si devono amare proprio per dare un senso al matrimonio, evidentemente il matrimonio non c’entra niente con l’amore. Paradossalmente, quando i giovani beat o sessantottini gridavano “fate l’amore e non fate la guerra”, manifestavano per il libero amore, ma anche per l’amore. Oggi, invece quando bigotti e cervelloni di sinistra manifestano per “la famiglia”, manifestano per il “paio”, non per le scarpe. Trascurano quindi proprio ciò che fa davvero bene: l’amore, il sesso, la gioia di vivere. Tutte cose che hanno davvero valore, ma indipendentemente dal fatto di sbocciare in una famiglia o in altri ambiti.

In ogni caso, va riconosciuto che ci sono almeno dei motivi di coerenza che giustificano l’esaltazione della famiglia. Essa deve essere celebrata in una società basata sulla menzogna e sullo sfruttamento.
In un mondo in cui le persone non sono considerate sacre, ma sono da “educare” nell’infanzia, da sfruttare nella vita adulta e da rincoglionire con la “cultura di massa” dall’infanzia alla vecchiaia, è per lo meno segno di coerenza raccontare stronzate su questo tema, che in realtà è molto delicato [si veda il POST Stronzate e analisi filosofica].

E’ segno di coerenza trascurare il fatto che sia davvero così difficile costruire famiglie unite da sentimenti profondi, in cui ci si conosce davvero, in cui i genitori vivono con gioia la loro sessualità e lasciano che i figli si vivano con gioia la loro infanzia in un clima di accettazione. In cui non si litiga mai perché si considera la cosa inimmaginabile, in cui si parla di tutto e si rispettano i bisogni dei bambini, le convinzioni degli adulti, le curiosità e le “certezze incerte” degli adolescenti. In cui non ci si limita a parlare dell’ultimo programma della TV. In cui si è a casa perché si è nei cuori degli altri.

Gianfranco e Silvia

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